Art 23 del DECRETO LEGISLATIVO 22 gennaio 2004, n. 42 Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137.

Art. 23 (Procedure edilizie semplificate)

1. Qualora gli interventi autorizzati ai sensi dell’articolo 21 necessitino anche di titolo abilitativo in materia edilizia, e’ possibile il ricorso alla denuncia di inizio attivita’, nei casi previsti dalla legge. A tal fine l’interessato, all’atto della denuncia, trasmette al comune l’autorizzazione conseguita, corredata dal relativo progetto.

Art. 23 (Livelli della progettazione per gli appalti, per le concessioni di lavori nonche’ per i servizi – DECRETO LEGISLATIVO 18 aprile 2016, n. 50 ((Codice dei contratti pubblici)).

Art. 23 (Livelli della progettazione per gli appalti, per le concessioni di lavori nonche’ per i servizi)

1. La progettazione in materia di lavori pubblici si articola, secondo tre livelli di successivi approfondimenti tecnici, in progetto di fattibilita’ tecnica ed economica, progetto definitivo e progetto esecutivo ed e’ intesa ad assicurare: a) il soddisfacimento dei fabbisogni della collettivita’; b) la qualita’ architettonica e tecnico funzionale e di relazione nel contesto dell’opera; c) la conformita’ alle norme ambientali, urbanistiche e di tutela dei beni culturali e paesaggistici, nonche’ il rispetto di quanto previsto dalla normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza; d) un limitato consumo del suolo; e) il rispetto dei vincoli idrogeologici, sismici e forestali nonche’ degli altri vincoli esistenti; f) il risparmio e l’efficientamento ed il recupero energetico nella realizzazione e nella successiva vita dell’opera, nonche’ la valutazione del ciclo di vita e della manutenibilita’ delle opere; g) la compatibilita’ con le preesistenze archeologiche; h) la razionalizzazione delle attivita’ di progettazione e delle connesse verifiche attraverso il progressivo uso di metodi e strumenti elettronici specifici quali quelli di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture; i) la compatibilita’ geologica, geomorfologica, idrogeologica dell’opera; l) accessibilita’ e adattabilita’ secondo quanto previsto dalle disposizioni vigenti in materia di barriere architettoniche.

2. Per la progettazione di lavori di particolare rilevanza sotto il profilo architettonico, ambientale, paesaggistico, agronomico e forestale, storico-artistico, conservativo, nonche’ tecnologico, le stazioni appaltanti ricorrono alle professionalita’ interne, purche’ in possesso di idonea competenza nelle materie oggetto del progetto o utilizzano la procedura del concorso di progettazione o del concorso di idee di cui articoli 152, 153, 154, 155 e 156. Per le altre tipologie di lavori, si applica quanto previsto dall’articolo 24.

3. Con decreto del Ministro delle infrastrutture e trasporti, su proposta del Consiglio superiore dei lavori pubblici, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo sono definiti i contenuti della progettazione nei tre livelli progettuali. Con il decreto di cui al primo periodo e’, altresi’, determinato il contenuto minimo del quadro esigenziale che devono predisporre le stazioni appaltanti. Fino alla data di entrata in vigore di detto decreto, si applica l’articolo 216, comma 4.

3-bis. Con ulteriore decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, su proposta del Consiglio superiore dei lavori pubblici, sentita la Conferenza Unificata, e’ disciplinata una progettazione semplificata degli interventi di manutenzione ordinaria fino a un importo di 2.500.000 euro. Tale decreto individua le modalita’ e i criteri di semplificazione in relazione agli interventi previsti.

4. La stazione appaltante, in rapporto alla specifica tipologia e alla dimensione dell’intervento, indica le caratteristiche, i i requisiti e gli elaborati progettuali necessari per la definizione di ogni fase della progettazione. E’ consentita, altresi’, l’omissione di uno o di entrambi i primi due livelli di progettazione, purche’ il livello successivo contenga tutti gli elementi previsti per il livello omesso, salvaguardando la qualita’ della progettazione.

5. Il progetto di fattibilita’ tecnica ed economica individua, tra piu’ soluzioni, quella che presenta il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettivita’, in relazione alle specifiche esigenze da soddisfare e prestazioni da fornire. Ai soli fini delle attivita’ di programmazione triennale dei lavori pubblici e dell’espletamento delle procedure di dibattito pubblico di cui all’articolo 22 nonche’ dei concorsi di progettazione e di idee di cui all’articolo 152, il progetto di fattibilita’ puo’ essere articolato in due fasi successive di elaborazione. In tutti gli altri casi, il progetto di fattibilita’ e’ sempre redatto in un’unica fase di elaborazione. Nel caso di elaborazione in due fasi, nella prima fase il progettista, individua ed analizza le possibili soluzioni progettuali alternative, ove esistenti, sulla base dei principi di cui al comma 1, e redige il documento di fattibilita’ delle alternative progettuali secondo le modalita’ indicate dal decreto di cui al comma 3. Nella seconda fase di elaborazione, ovvero nell’unica fase, qualora non sia redatto in due fasi, il progettista incaricato sviluppa, nel rispetto dei contenuti del documento di indirizzo alla progettazione e secondo le modalita’ indicate dal decreto di cui al comma 3, tutte le indagini e gli studi necessari per la definizione degli aspetti di cui al comma 1, nonche’ elaborati grafici per l’individuazione delle caratteristiche dimensionali, volumetriche, tipologiche, funzionali e tecnologiche dei lavori da realizzare e le relative stime economiche, ivi compresa la scelta in merito alla possibile suddivisione in lotti funzionali. Il progetto di fattibilita’ deve consentire, ove necessario, l’avvio della procedura espropriativa.

5-bis. Per le opere proposte in variante urbanistica ai sensi dell’articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, il progetto di fattibilita’ tecnica ed economica sostituisce il progetto preliminare di cui al comma 2 del citato articolo 19 ed e’ redatto ai sensi del comma 5.

6. Il progetto di fattibilita’ e’ redatto sulla base dell’avvenuto svolgimento di indagini geologiche, idrogeologiche, idrologiche, idrauliche, geotecniche, sismiche, storiche, paesaggistiche ed urbanistiche di verifiche preventive dell’interesse archeologico, di studi preliminari sull’impatto ambientale e evidenzia, con apposito adeguato elaborato cartografico, le aree impegnate, le relative eventuali fasce di rispetto e le occorrenti misure di salvaguardia; deve, altresi’, ricomprendere le valutazioni ovvero le eventuali diagnosi energetiche dell’opera in progetto, con riferimento al contenimento dei consumi energetici e alle eventuali misure per la produzione e il recupero di energia anche con riferimento all’impatto sul piano economico-finanziario dell’opera; indica, inoltre, le caratteristiche prestazionali, le specifiche funzionali, le esigenze di compensazioni e di mitigazione dell’impatto ambientale, nonche’ i limiti di spesa, calcolati secondo le modalita’ indicate dal decreto di cui al comma 3, dell’infrastruttura da realizzare ad un livello tale da consentire, gia’ in sede di approvazione del progetto medesimo, salvo circostanze imprevedibili, l’individuazione della localizzazione o del tracciato dell’infrastruttura nonche’ delle opere compensative o di mitigazione dell’impatto ambientale e sociale necessarie.

7. Il progetto definitivo individua compiutamente i lavori da realizzare, nel rispetto delle esigenze, dei criteri, dei vincoli, degli indirizzi e delle indicazioni stabiliti dalla stazione appaltante e, ove presente, dal progetto di fattibilita’; il progetto definitivo contiene, altresi’, tutti gli elementi necessari ai fini del rilascio delle prescritte autorizzazioni e approvazioni, nonche’ la quantificazione definitiva del limite di spesa per la realizzazione e del relativo cronoprogramma, attraverso l’utilizzo, ove esistenti, dei prezzari predisposti dalle regioni e dalle province autonome territorialmente competenti, di concerto con le articolazioni territoriali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, secondo quanto previsto al comma 16.

8. Il progetto esecutivo, redatto in conformita’ al progetto definitivo, determina in ogni dettaglio i lavori da realizzare, il relativo costo previsto, il cronoprogramma coerente con quello del progetto definitivo, e deve essere sviluppato ad un livello di definizione tale che ogni elemento sia identificato in forma, tipologia, qualita’, dimensione e prezzo. Il progetto esecutivo deve essere, altresi’, corredato da apposito piano di manutenzione dell’opera e delle sue parti in relazione al ciclo di vita.

9. In relazione alle caratteristiche e all’importanza dell’opera, il responsabile unico del procedimento, secondo quanto previsto dall’articolo 26, stabilisce criteri, contenuti e momenti di verifica tecnica dei vari livelli di progettazione.

10. L’accesso ad aree interessate ad indagini e ricerche necessarie all’attivita’ di progettazione e’ soggetto all’autorizzazione di cui all’articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327. La medesima autorizzazione si estende alle ricerche archeologiche, alla bonifica di ordigni bellici e alla bonifica dei siti inquinati. Le ricerche archeologiche sono compiute sotto la vigilanza delle competenti soprintendenze.

11. Gli oneri inerenti alla progettazione, ivi compresi quelli relativi al dibattito pubblico, alla direzione dei lavori, alla vigilanza, ai collaudi, agli studi e alle ricerche connessi, alla redazione dei piani di sicurezza e di coordinamento, quando previsti ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, alle prestazioni professionali e specialistiche, necessari per la redazione di un progetto esecutivo completo in ogni dettaglio, possono essere fatti gravare sulle disponibilita’ finanziarie della stazione appaltante cui accede la progettazione medesima. Ai fini dell’individuazione dell’importo stimato, il conteggio deve ricomprendere tutti i servizi, ivi compresa la direzione dei lavori, in caso di affidamento allo stesso progettista esterno.

12. Le progettazioni definitiva ed esecutiva sono, preferibilmente, svolte dal medesimo soggetto, onde garantire omogeneita’ e coerenza al procedimento. In caso di motivate ragioni di affidamento disgiunto, il nuovo progettista deve accettare l’attivita’ progettuale svolta in precedenza. In caso di affidamento esterno della progettazione, che ricomprenda, entrambi i livelli di progettazione, l’avvio della progettazione esecutiva e’ condizionato alla determinazione delle stazioni appaltanti sulla progettazione definitiva. In sede di verifica della coerenza tra le varie fasi della progettazione, si applica quanto previsto dall’articolo 26, comma 3.

13. Le stazioni appaltanti possono richiedere per le nuove opere nonche’ per interventi di recupero, riqualificazione o varianti, prioritariamente per i lavori complessi, l’uso dei metodi e strumenti elettronici specifici di cui al comma 1, lettera h). Tali strumenti utilizzano piattaforme interoperabili a mezzo di formati aperti non proprietari, al fine di non limitare la concorrenza tra i fornitori di tecnologie e il coinvolgimento di specifiche progettualita’ tra i progettisti. L’uso dei metodi e strumenti elettronici puo’ essere richiesto soltanto dalle stazioni appaltanti dotate di personale adeguatamente formato. Con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, da adottare entro il 31 luglio 2016, anche avvalendosi di una Commissione appositamente istituita presso il medesimo Ministero, senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica sono definiti le modalita’ e i tempi di progressiva introduzione dell’obbligatorieta’ dei suddetti metodi presso le stazioni appaltanti, le amministrazioni concedenti e gli operatori economici, valutata in relazione alla tipologia delle opere da affidare e della strategia di digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche e del settore delle costruzioni. L’utilizzo di tali metodologie costituisce parametro di valutazione dei requisiti premianti di cui all’articolo 38.

14. La progettazione di servizi e forniture e’ articolata, di regola, in un unico livello ed e’ predisposta dalle stazioni appaltanti, di regola, mediante propri dipendenti in servizio. In caso di concorso di progettazione relativa agli appalti, la stazione appaltante puo’ prevedere che la progettazione sia suddivisa in uno o piu’ livelli di approfondimento di cui la stessa stazione appaltante individua requisiti e caratteristiche.

15. Per quanto attiene agli appalti di servizi, il progetto deve contenere: la relazione tecnico – illustrativa del contesto in cui e’ inserito il servizio; le indicazioni e disposizioni per la stesura dei documenti inerenti alla sicurezza di cui all’articolo 26, comma 3, del decreto legislativo n. 81 del 2008; il calcolo degli importi per l’acquisizione dei servizi, con indicazione degli oneri della sicurezza non soggetti a ribasso; il prospetto economico degli oneri complessivi necessari per l’acquisizione dei servizi; il capitolato speciale descrittivo e prestazionale, comprendente le specifiche tecniche, l’indicazione dei requisiti minimi che le offerte devono comunque garantire e degli aspetti che possono essere oggetto di variante migliorativa e conseguentemente, i criteri premiali da applicare alla valutazione delle offerte in sede di gara, l’indicazione di altre circostanze che potrebbero determinare la modifica delle condizioni negoziali durante il periodo di validita’, fermo restando il divieto di modifica sostanziale. Per i servizi di gestione dei patrimoni immobiliari, ivi inclusi quelli di gestione della manutenzione e della sostenibilita’ energetica, i progetti devono riferirsi anche a quanto previsto dalle pertinenti norme tecniche.

16. Per i contratti relativi a lavori, servizi e forniture, il costo del lavoro e’ determinato annualmente, in apposite tabelle, dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulla base dei valori economici definiti dalla contrattazione collettiva nazionale tra le organizzazioni sindacali e le organizzazioni dei datori di lavoro comparativamente piu’ rappresentativi, delle norme in materia previdenziale ed assistenziale, dei diversi settori merceologici e delle differenti aree territoriali. In mancanza di contratto collettivo applicabile, il costo del lavoro e’ determinato in relazione al contratto collettivo del settore merceologico piu’ vicino a quello preso in considerazione. Per i contratti relativi a lavori il costo dei prodotti, delle attrezzature e delle lavorazioni e’ determinato sulla base dei prezzari regionali aggiornati annualmente. Tali prezzari cessano di avere validita’ il 31 dicembre di ogni anno e possono essere transitoriamente utilizzati fino al 30 giugno dell’anno successivo, per i progetti a base di gara la cui approvazione sia intervenuta entro tale data. In caso di inadempienza da parte delle Regioni, i prezzari sono aggiornati, entro i successivi trenta giorni, dalle competenti articolazioni territoriali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sentite le Regioni interessate. Fino all’adozione delle tabelle di cui al presente comma, si applica l’articolo 216, comma 4. Nei contratti di lavori e servizi la stazione appaltante, al fine di determinare l’importo posto a base di gara, individua nei documenti posti a base di gara i costi della manodopera sulla base di quanto previsto nel presente comma. I costi della sicurezza sono scorporati dal costo dell’importo assoggettato al ribasso.

Art. 7 Attività edilizia delle pubbliche amministrazioni – DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 6 giugno 2001, n. 380 Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia

 Art. 7 (Attività edilizia delle pubbliche amministrazioni)
1. Non si applicano le disposizioni del presente titolo per: a) opere e interventi pubblici che richiedano per la loro realizzazione l’azione integrata e coordinata di una pluralita’ di amministrazioni pubbliche allorche’ l’accordo delle predette amministrazioni, raggiunto con l’assenso del comune interessato, sia pubblicato ai sensi dell’articolo 34, comma 4, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; b) opere pubbliche, da eseguirsi da amministrazioni statali o comunque insistenti su aree del demanio statale e opere pubbliche di interesse statale, da realizzarsi dagli enti istituzionalmente competenti, ovvero da concessionari di servizi pubblici, previo accertamento di conformita’ con le prescrizioni urbanistiche ed edilizie ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 383, e successive modificazioni; c) opere pubbliche dei comuni deliberate dal consiglio comunale, ovvero dalla giunta comunale, assistite dalla validazione del progetto, ai sensi dell’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 554.

Codice Civile artt. 1571-1654 – Della locazione e dell’affitto

Articolo 1571. Nozione. La locazione è il contratto col quale una parte si obbliga a far godere all’altra una cosa mobile o immobile per un dato tempo, verso un determinato corrispettivo. Articolo 1572. Locazioni e anticipazioni eccedenti l’ordinaria amministrazione. Il contratto di locazione per una durata superiore a nove anni è atto eccedente l’ordinaria amministrazione. Sono altresì atti eccedenti l’ordinaria amministrazione le anticipazioni del corrispettivo della locazione per una durata superiore a un anno. Articolo 1573. Durata della locazione. Salvo diverse norme di legge, la locazione non può stipularsi per un tempo eccedente i trenta anni. Se stipulata per un periodo più lungo o in perpetuo, è ridotta al termine suddetto. Articolo 1574. Locazione senza determinazione di tempo. Quando le parti non hanno determinato la durata della locazione, questa s’intende convenuta: 1) se si tratta di case senza arredamento di mobili o di locali per l’esercizio di una professione, di un’industria o di un commercio, per la durata di un anno, salvi gli usi locali; 2) se si tratta di camere o di appartamenti mobiliati, per la durata corrispondente all’unità di tempo a cui è commisurata la pigione; 3) se si tratta di cose mobili, per la durata corrispondente all’unità di tempo a cui è commisurato il corrispettivo; 4) se si tratta di mobili forniti dal locatore per l’arredamento di un fondo urbano, per la durata della locazione del fondo stesso. Articolo 1575. Obbligazioni principali del locatore. Il locatore deve: 1) consegnare al conduttore la cosa locata in buono stato di manutenzione; 2) mantenerla in istato da servire all’uso convenuto; 3) garantirne il pacifico godimento durante la locazione. Articolo 1576. Mantenimento della cosa in buono stato locativo. Il locatore deve eseguire, durante la locazione tutte le riparazioni necessarie, eccettuate quelle di piccola manutenzione che sono a carico del conduttore. Se si tratta di cose mobili, le spese di conservazione e di ordinaria manutenzione sono, salvo patto contrario, a carico del conduttore. Articolo 1577. Necessità di riparazioni. Quando la cosa locata abbisogna di riparazioni che non sono a carico del conduttore, questi è tenuto a darne avviso al locatore. Se si tratta di riparazioni urgenti, il conduttore può eseguirle direttamente, salvo rimborso, purché ne dia contemporaneamente avviso al locatore. Articolo 1578. Vizi della cosa locata. Se al momento della consegna la cosa locata è affetta da vizi che ne diminuiscono in modo apprezzabile l’idoneità all’uso pattuito, il conduttore può domandare la risoluzione del contratto o una riduzione del corrispettivo, salvo che si tratti di vizi da lui conosciuti o facilmente riconoscibili. Il locatore è tenuto a risarcire al conduttore i danni derivati da vizi della cosa, se non prova di avere senza colpa ignorato i vizi stessi al momento della consegna. Articolo 1579. Limitazioni convenzionali della responsabilità. Il patto con cui si esclude o si limita la responsabilità del locatore per i vizi della cosa non ha effetto, se il locatore li ha in mala fede taciuti al conduttore oppure se i vizi sono tali da rendere impossibile il godimento della cosa. Articolo 1580. Cose pericolose per la salute. Se i vizi della cosa o di parte notevole di essa espongono a serio pericolo la salute del conduttore o dei suoi familiari o dipendenti, il conduttore può ottenere la risoluzione del contratto, anche se i vizi gli erano noti, nonostante qualunque rinunzia. Articolo 1581. Vizi sopravvenuti. Le disposizioni degli articoli precedenti si osservano, in quanto applicabili, anche nel caso di vizi della cosa sopravvenuti nel corso della locazione. Articolo 1582. Divieto d’innovazione. Il locatore non può compiere sulla cosa innovazioni che diminuiscano il godimento da parte del conduttore. Articolo 1583. Mancato godimento per riparazioni urgenti. Se nel corso della locazione la cosa abbisogna di riparazioni che non possono differirsi fino al termine del contratto, il conduttore deve tollerarle anche quando importano privazione del godimento di parte della cosa locata. Articolo 1584. Diritti del conduttore in caso di riparazioni. Se l’esecuzione delle riparazioni si protrae per oltre un sesto della durata della locazione e, in ogni caso, per oltre venti giorni, il conduttore ha diritto a una riduzione del corrispettivo, proporzionata all’intera durata delle riparazioni stesse e all’entità del mancato godimento. Indipendentemente dalla sua durata, se l’esecuzione delle riparazioni rende inabitabile quella parte della cosa che è necessaria per l’alloggio del conduttore e della sua famiglia, il conduttore può ottenere, secondo le circostanze, lo scioglimento del contratto. Articolo 1585. Garanzia per molestie. Il locatore è tenuto a garantire il conduttore dalle molestie che diminuiscono l’uso o il godimento della cosa, arrecate da terzi che pretendono di avere diritti sulla cosa medesima. Non è tenuto a garantirlo dalle molestie di terzi che non pretendono di avere diritti, salva al conduttore la facoltà di agire contro di essi in nome proprio. Articolo 1586. Pretese da parte di terzi. Se i terzi che arrecano le molestie pretendono di avere diritti sulla cosa locata, il conduttore è tenuto a darne pronto avviso al locatore, sotto pena del risarcimento dei danni. Se i terzi agiscono in via giudiziale, il locatore è tenuto ad assumere la lite, qualora sia chiamato nel processo. Il conduttore deve esserne estromesso con la semplice indicazione del locatore, se non ha interesse a rimanervi. Articolo 1587. Obbligazioni principali del conduttore. Il conduttore deve: 1) prendere in consegna la cosa e osservare la diligenza del buon padre di famiglia nel servirsene per l’uso determinato nel contratto o per l’uso che può altrimenti presumersi dalle circostanze; 2) dare il corrispettivo nei termini convenuti. Articolo 1588. Perdita e deterioramento della cosa locata. Il conduttore risponde della perdita e del deterioramento della cosa che avvengono nel corso della locazione, anche se derivanti da incendio, qualora non provi che siano accaduti per causa a lui non imputabile. E’ pure responsabile della perdita e del deterioramento cagionati da persone che egli ha ammesse, anche temporaneamente, all’uso o al godimento della cosa. Articolo 1589. Incendio di cosa assicurata. Se la cosa distrutta o deteriorata per incendio era stata assicurata dal locatore o per conto di questo, la responsabilità del conduttore verso il locatore è limitata alla differenza tra l’indennizzo corrisposto dall’assicuratore e il danno effettivo. Quando si tratta di cosa mobile stimata e l’assicurazione è stata fatta per valore uguale alla stima, cessa ogni responsabilità del conduttore in confronto del locatore, se questi è indennizzato dall’assicuratore. Sono salve in ogni caso le norme concernenti il diritto di surrogazione dell’assicuratore. Articolo 1590. Restituzione della cosa locata. Il conduttore deve restituire la cosa al locatore nello stato medesimo in cui l’ha ricevuta, in conformità della descrizione che ne sia stata fatta dalle parti, salvo il deterioramento o il consumo risultante dall’uso della cosa in conformità del contratto. In mancanza di descrizione, si presume che il conduttore abbia ricevuto la cosa in buono stato di manutenzione. Il conduttore non risponde del perimento o del deterioramento dovuti a vetustà. Le cose mobili si devono restituire nel luogo dove sono state consegnate. Articolo 1591. Danni per ritardata restituzione. Il conduttore in mora a restituire la cosa è tenuto a dare al locatore il corrispettivo convenuto fino alla riconsegna, salvo l’obbligo di risarcire il maggior danno. Articolo 1592. Miglioramenti. Salvo disposizioni particolari della legge o degli usi, il conduttore non ha diritto a indennità per i miglioramenti apportati alla cosa locata. Se però vi è stato il consenso del locatore, questi è tenuto a pagare un’indennità corrispondente alla minor somma tra l’importo della spesa e il valore del risultato utile al tempo della riconsegna. Anche nel caso in cui il conduttore non ha diritto a indennità, il valore dei miglioramenti può compensare i deterioramenti che si sono verificati senza colpa grave del conduttore. Articolo 1593. Addizioni. Il conduttore che ha eseguito addizioni sulla cosa locata ha diritto di toglierle alla fine della locazione qualora ciò possa avvenire senza nocumento della cosa, salvo che il proprietario preferisca ritenere le addizione stesse. In tal caso questi deve pagare al conduttore una indennità pari alla minor somma tra l’importo della spesa e il valore delle addizioni al tempo della riconsegna. Se le addizioni non sono separabili senza nocumento della cosa e ne costituiscono un miglioramento, si osservano le norme dell’articolo precedente. Articolo 1594. Sublocazione o cessione della locazione. Il conduttore, salvo patto contrario, ha facoltà di sublocare la cosa locatagli, ma non può cedere il contratto senza il consenso del locatore. Trattandosi di cosa mobile, la sublocazione deve essere autorizzata dal locatore o consentita dagli usi. Articolo 1595. Rapporti tra il locatore e il subconduttore. Il locatore, senza pregiudizio dei suoi diritti verso il conduttore, ha azione diretta contro il subconduttore per esigere il prezzo della sublocazione, di cui questi sia ancora debitore al momento della domanda giudiziale, e per costringerlo ad adempiere tutte le altre obbligazioni derivanti dal contratto di sublocazione. Il subconduttore non può opporgli pagamenti anticipati, salvo che siano stati fatti secondo gli usi locali. Senza pregiudizio delle ragioni del subconduttore verso il sublocatore la nullità o la risoluzione del contratto di locazione ha effetto anche nei confronti del subconduttore, e la sentenza pronunciata tra locatore e conduttore ha effetto anche contro di lui. Articolo 1596. Fine della locazione per lo spirare del termine. La locazione per un tempo determinato dalle parti cessa con lo spirare del termine, senza che sia necessaria la disdetta. La locazione senza determinazione di tempo non cessa, se prima della scadenza stabilita a norma dell’articolo 1574 una delle parti non comunica all’altra disdetta nel termine [fissato dalle norme corporative o, in mancanza, in quello] (*) determinato dalle parti o dagli usi. (*) Le parole tra parentesi quadre sono da ritenersi abrogate a seguito della soppressione dell’ordinamento corporativo, disposta con R.D.L. 9 agosto 1943, n. 721. Articolo 1597. Rinnovazione tacita del contratto. La locazione si ha per rinnovata se, scaduto il termine di essa il conduttore rimane ed è lasciato nella detenzione della cosa locata o se trattandosi di locazione a tempo indeterminato, non è stata comunicata la disdetta a norma dell’articolo precedente. La nuova locazione è regolata dalle stesse condizioni della precedente, ma la sua durata è quella stabilita per le locazioni a tempo indeterminato. Se è stata data licenza, il conduttore non può opporre la tacita rinnovazione, salvo che consti la volontà del locatore di rinnovare il contratto. Articolo 1598. Garanzie della locazione. Le garanz ie prestate da terzi non si estendono alle obbligazioni derivanti da proroghe della durata del contratto. Articolo 1599. Trasferimento a titolo particolare della cosa locata. Il contratto di locazione è opponibile al terzo acquirente, se ha data certa anteriore all’alienazione della cosa. La disposizione del comma precedente non si applica alla locazione di beni mobili non iscritti in pubblici registri, se l’acquirente ne ha conseguito il possesso in buona fede. Le locazioni di beni immobili non trascritte non sono opponibili al terzo acquirente, se non nei limiti di un novennio dall’inizio della locazione. L’acquirente è in ogni caso tenuto a rispettare la locazione, se ne ha assunto l’obbligo verso l’alienante. Articolo 1600. Detenzione anteriore al trasferimento. Se la locazione non ha data certa, ma la detenzione del conduttore è anteriore al trasferimento, l’acquirente non è tenuto a rispettare la locazione che per una durata corrispondente a quella stabilita per le locazioni a tempo indeterminato. Articolo 1601. Risarcimento del danno al conduttore licenziato. Se il conduttore è stato licenziato dall’acquirente perché il contratto di locazione non aveva data certa anteriore al trasferimento, il locatore è tenuto a risarcirgli il danno. Articolo 1602. Effetti dell’opponibilità della locazione al terzo acquirente. Il terzo acquirente tenuto a rispettare la locazione subentra, dal giorno del suo acquisto, nei diritti e nelle obbligazioni derivanti dal contratto di locazione. Articolo 1603. Clausola di scioglimento del contratto in caso di alienazione. Se si è convenuto che il contratto possa sciogliersi in caso di alienazione della cosa locata, l’acquirente che vuole valersi di tale facoltà deve dare licenza al conduttore rispettando il termine di preavviso stabilito dal secondo comma dell’articolo 1596. In tal caso al conduttore licenziato non spetta il risarcimento dei danni, salvo patto contrario. Articolo 1604. Vendita della cosa locata con patto di riscatto. Il compratore con patto di riscatto non può esercitare la facoltà di licenziare il conduttore fino a che il suo acquisto non sia divenuto irrevocabile con la scadenza del termine fissato per il riscatto. Articolo 1605. Liberazione o cessione del corrispettivo della locazione. La liberazione o la cessione del corrispettivo della locazione non ancora scaduto non può opporsi al terzo acquirente della cosa locata, se non risulta da atto scritto avente data certa anteriore al trasferimento. Si può in ogni caso opporre il pagamento anticipato eseguito in conformità degli usi locali. Se la liberazione o la cessione è stata fatta per un periodo eccedente i tre anni e non è stata trascritta, può essere opposta solo entro i limiti di un triennio; se il triennio è già trascorso, può essere opposta solo nei limiti dell’anno in corso nel giorno del trasferimento. Articolo 1606. Estinzione del diritto del locatore. Nei casi in cui il diritto del locatore sulla cosa locata si estingue con effetto retroattivo, le locazioni da lui concluse aventi data certa sono mantenute, purché siano state fatte senza frode e non eccedano il triennio. Sono salve le diverse disposizioni di legge. Sezione II Della locazione di fondi urbani. Articolo 1607. Durata massima della locazione di case. La locazione di una casa per abitazione può essere convenuta per tutta la durata della vita dell’inquilino e per due anni successivi alla sua morte. Articolo 1608. Garanzie per il pagamento della pigione. Nelle locazioni di case non mobiliate l’inquilino può essere licenziato se non fornisce la casa di mobili sufficienti o non presta altre garanzie idonee ad assicurare il pagamento della pigione. Articolo 1609. Piccole riparazioni a carico dell’inquilino. Le riparazioni di piccola manutenzione, che a norma dell’articolo 1576 devono essere eseguite dall’inquilino a sue spese, sono quelle dipendenti da deterioramenti prodotti dall’uso e non quelle dipendenti da vetustà o da caso fortuito. Le suddette riparazioni, in mancanza di patto, sono determinate dagli usi locali. Articolo 1610. Spurgo di pozzi e di latrine. Lo spurgo dei pozzi e delle latrine è a carico del locatore. Articolo 1611. Incendio di casa abitata da più inquilini. Se si tratta di casa occupata da più inquilini, tutti sono responsabili verso il locatore del danno prodotto dall’incendio, proporzionatamente al valore della parte occupata. Se nella casa abita anche il locatore, si detrae dalla somma dovuta una quota corrispondente alla parte da lui occupata. La disposizione del comma precedente non si applica se si prova che l’incendio è cominciato dall’abitazione di uno degli inquilini, ovvero se alcuno di questi prova che l’incendio non è potuto cominciare nella sua abitazione. Articolo 1612. Recesso convenzionale del locatore. Il locatore che si è riservata la facoltà di recedere dal contratto per abitare egli stesso nella casa locata deve dare licenza motivata nel termine stabilito dagli usi locali. Articolo 1613. Facoltà di recesso degli impiegati pubblici. Gli impiegati delle pubbliche amministrazioni possono, nonostante patto contrario, recedere dal contratto nel caso di trasferimento, purché questo non sia stato disposto su loro domanda. Tale facoltà si esercita mediante disdetta motivata, e il recesso ha effetto dal secondo mese successivo a quello in corso alla data della disdetta. Articolo 1614. Morte dell’inquilino. Nel caso di morte dell’inquilino, se la locazione deve ancora durare per più di un anno ed è stata vietata la sublocazione, gli eredi possono recedere dal contratto entro tre mesi dalla morte. Il recesso si deve esercitare mediante disdetta comunicata con preavviso non inferiore a tre mesi. Sezione III Dell’affitto 1 – Disposizioni generali Articolo 1615. Gestione e godimento della cosa produttiva. Quando la locazione ha per oggetto il godimento di una cosa produttiva, mobile o immobile, l’affittuario deve curarne la gestione in conformità della destinazione economica della cosa e dell’interesse della produzione. A lui spettano i frutti e le altre utilità della cosa. Articolo 1616. Affitto senza determinazione di tempo. Se le parti non hanno determinato la durata dell’affitto ciascuna di esse può recedere dal contratto dando all’altra un congruo preavviso. Sono salve [le norme corporative] e (*) gli usi che dispongono diversamente. (*) Le parole tra parentesi quadre sono da ritenersi abrogate a seguito della soppressione dell’ordinamento corporativo, disposta con R.D.L. 9 agosto 1943, n. 721. Articolo 1617. Obblighi del locatore. Il locatore è tenuto a consegnare la cosa, con i suoi accessori e le sue pertinenze, in istato da servire all’uso e alla produzione a cui è destinata.

Articolo 1618. Inadempimenti dell’affittuario. Il locatore può chiedere la risoluzione del contratto, se l’affittuario non destina al servizio della cosa i mezzi necessari per la gestione di essa, se non osserva le regole della buona tecnica, ovvero se muta stabilmente la destinazione economica della cosa. Articolo 1619. Diritto di controllo. Il locatore può accertare in ogni tempo, anche con accesso in luogo, se l’affittuario osserva gli obblighi che gli incombono. Articolo 1620. Incremento della produttività della cosa. L’affittuario può prendere le iniziative atte a produrre un aumento di reddito della cosa, purché esse non importino obblighi per il locatore o non gli arrechino pregiudizio, e siano conformi all’interesse della produzione. Articolo 1621. Riparazioni. Il locatore è tenuto ad eseguire a sue spese, durante l’affitto le riparazioni straordinarie. Le altre sono a carico dell’affittuario. Articolo 1622. Perdite determinate da riparazioni. Se l’esecuzione delle riparazioni che sono a carico del locatore determina per l’affittuario una perdita superiore al quinto del reddito annuale o, nel caso di affitto non superiore a un anno, al quinto del reddito complessivo, l’affittuario può domandare una riduzione del fitto in ragione della diminuzione del reddito oppure, secondo le circostanze, lo scioglimento del contratto. Articolo 1623. Modificazioni sopravvenute del rapporto contrattuale. Se, in conseguenza di una disposizione di legge, [di una norma corporativa] (*) o di un provvedimento dell’autorità riguardanti la gestione produttiva, il rapporto contrattuale risulta notevolmente modificato in modo che le parti ne risentano rispettivamente una perdita e un vantaggio, può essere richiesto un aumento o una diminuzione del fitto ovvero, secondo le circostanze, lo scioglimento del contratto. Sono salve le diverse disposizioni della legge [della norma corporativa] (*) o del provvedimento dell’autorità. (*) Le parole tra parentesi quadre sono da ritenersi abrogate a seguito della soppressione dell’ordinamento corporativo, disposta con R.D.L. 9 agosto 1943, n. 721. Articolo 1624. Divieto di subaffitto. Cessione dell’affitto. L’affittuario non può subaffittare la cosa senza il consenso del locatore. La facoltà di cedere l’affitto comprende quella di subaffittare; la facoltà di subaffittare non comprende quella di cedere l’affitto. Articolo 1625. Clausola di scioglimento del contratto in caso di alienazione. Se si è convenuto che l’affitto possa sciogliersi in caso di alienazione, l’acquirente che voglia dare licenza all’affittuario deve osservare la disposizione dell’articolo 1616. Quando l’affitto ha per oggetto un fondo rustico, la licenza deve essere data col preavviso di sei mesi e ha effetto per la fine dell’anno agrario in corso alla scadenza del termine di preavviso. Articolo 1626. Incapacità o insolvenza dell’affittuario. L’affitto si scioglie per l’interdizione, l’inabilitazione o l’insolvenza dell’affittuario salvo che al locatore sia prestata idonea garanzia per l’esatto adempimento degli obblighi dell’affittuario. Articolo 1627. Morte dell’affittuario. Nel caso di morte dell’affittuario, il locatore e gli eredi dell’affittuario possono, entro tre mesi dalla morte, recedere dal contratto mediante disdetta comunicata all’altra parte con preavviso di sei mesi. Se l’affitto ha per oggetto un fondo rustico, la disdetta ha effetto per la fine dell’anno agrario in corso alla scadenza del termine di preavviso. 2 – Dell’affitto di fondi rustici Articolo 1628. Durata minima dell’affitto. Se le norme corporative (*) stabiliscono un periodo minimo di durata del contratto, l’affitto di un fondo rustico stipulato per una durata inferiore si estende al periodo minimo così stabilito. (*) Le norme corporative sono da ritenersi abrogate per effetto della soppressione dell’ordinamento corporativo, disposta con R.D.L. 9 agosto 1943, n. 721. Articolo 1629. Fondi destinati al rimboschimento. L’affitto di fondi rustici destinati al rimboschimento può essere stipulato per un termine massimo di novantanove anni. Articolo 1630. Affitto senza determinazione di tempo. L’affitto a tempo indeterminato di un fondo soggetto a rotazione di colture si reputa stipulato per il tempo necessario affinché l’affittuario possa svolgere e portare a compimento il normale ciclo di avvicendamento delle colture praticate nel fondo. Se il fondo non è soggetto ad avvicendamento di colture, l’affitto si reputa fatto per il tempo necessario alla raccolta dei frutti. L’affitto non cessa se prima della scadenza una delle parti non ha dato disdetta con preavviso di sei mesi. [Sono salve le diverse disposizioni delle norme corporative] (*). (*) Le parole tra parentesi quadre sono da ritenersi abrogate a seguito della soppressione dell’ordinamento corporativo, disposta con R.D.L. 9 agosto 1943, n. 721. Articolo 1631. Estensione del fondo. Per l’affitto a misura, oppure a corpo con indicazione della misura, nel caso di eccesso o di difetto dell’estensione del fondo rispetto alla misura indicata, i diritti e le obbligazioni delle parti sono determinati secondo le norme contenute nel capo della vendita. Articolo 1632. Miglioramenti. (*) (*) Gli articoli 1632 e 1633 sono stati abrogati dall’art. 29, L. 11 febbraio 1971, n. 11, sulla nuova disciplina dell’affitto dei fondi rustici. Articolo 1633. Diritti derivanti dall’esecuzione dei miglioramenti. (*) (*) Gli articoli 1632 e 1633 sono stati abrogati dall’art. 29, L. 11 febbraio 1971, n. 11, sulla nuova disciplina dell’affitto dei fondi rustici. Articolo 1634. Inderogabilità. Le disposizioni dei due articoli precedenti sono inderogabili (*). (*) Gli articoli 1632 e 1633 sono stati abrogati dall’art. 29, L. 11 febbraio 1971, n. 11, sulla nuova disciplina dell’affitto dei fondi rustici. Articolo 1635. Perdita fortuita dei frutti negli affitti pluriennali. Se, durante l’affitto convenuto per più anni, almeno la metà dei frutti di un anno non ancora separati perisce per caso fortuito, l’affittuario può domandare una riduzione del fitto, salvo che la perdita trovi compenso nei precedenti raccolti. Qualora la perdita non trovi compenso nei precedenti raccolti, la riduzione è determinata alla fine dell’affitto, eseguito il conguaglio con i frutti raccolti in tutti gli anni decorsi. Il giudice può dispensare provvisoriamente l’affittuario dal pagamento di una parte del fitto in proporzione della perdita sofferta. La riduzione non può mai eccedere la metà del fitto. In ogni caso si deve tener conto degli indennizzi che l’affittuario abbia conseguiti o possa conseguire in relazione alla perdita sofferta. Al perimento è equiparata la mancata produzione dei frutti.

Articolo 1636. Perdita fortuita dei frutti negli affitti annuali. Se l’affitto ha la durata di un solo anno, e si è verificata la perdita per caso fortuito di almeno la metà dei frutti, l’affittuario può essere esonerato dal pagamento di una parte del fitto, in misura non superiore alla metà. Articolo 1637. Accollo di casi fortuiti. L’affittuario può, con patto espresso, assumere il rischio dei casi fortuiti ordinari. Sono reputati tali i fortuiti che, avuto riguardo ai luoghi e a ogni altra circostanza, le parti potevano ragionevolmente ritenere probabili. E’ nullo il patto col quale l’affittuario si assoggetta ai casi fortuiti straordinari. Articolo 1638. Espropriazione per pubblico interesse. In caso di espropriazione per pubblico interesse o di occupazione temporanea del fondo locato, l’affittuario ha diritto di ottenere dal locatore la parte d’indennità a questo corrisposta per i frutti non percepiti o per il mancato raccolto. Articolo 1639. Canone di affitto. Il fitto può consistere anche in una quota ovvero in una quantità fissa o variabile dei frutti del fondo locato. Articolo 1640. Scorte morte. Le scorte morte costituenti la dotazione del fondo, che sono state consegnate all’affittuario all’inizio dell’affitto, con determinazione della specie, qualità e quantità, devono, anche se stimate, essere restituite al locatore alla fine dell’affitto, nella stessa specie, qualità e quantità e, se si tratta di scorte fisse, come macchinari e attrezzi, nello stesso stato d’uso. L’eccedenza o la deficienza deve essere regolata in danaro, secondo il valore corrente al tempo della riconsegna. La dotazione necessaria non può essere distratta e deve essere mantenuta secondo le esigenze delle colture e la pratica dei luoghi. La disposizione del comma precedente si applica anche se, all’inizio dell’affitto, l’affittuario ha depositato la somma che rappresenti il valore delle scorte presso il locatore, salvo l’obbligo di questo di restituirla al tempo della riconsegna delle scorte. Se le scorte sono state consegnate con la sola indicazione del valore, l’affittuario ne acquista la proprietà, e, alla fine dell’affitto, deve restituire il valore ricevuto o scorte in natura per un corrispondente valore, determinato secondo il prezzo corrente, al tempo della riconsegna, ovvero parte dell’uno e parte delle altre. Sono salve [le diverse disposizioni delle norme corporative o] (*) le diverse pattuizioni delle parti. (*) Le parole tra parentesi quadre sono da ritenersi abrogate a seguito della soppressione dell’ordinamento corporativo, disposta con R.D.L. 9 agosto 1943, n. 721.

Articolo 1641. Scorte vive. Quando il bestiame da lavoro o da allevamento, costituente la dotazione del fondo, è stato in tutto o in parte fornito dal locatore, si osservano le disposizioni degli articoli seguenti, salve [le norme corporative o] (*) i patti diversi. (*) Le parole tra parentesi quadre sono da ritenersi abrogate a seguito della soppressione dell’ordinamento corporativo, disposta con R.D.L. 9 agosto 1943, n. 721. Articolo 1642. Proprietà del bestiame consegnato. Qualora il bestiame consegnato all’affittuario sia stato determinato con indicazione della specie, del numero, del sesso, della qualità, dell’età e del peso, anche se ne è stata fatta stima, la proprietà di esso rimane al locatore. Tuttavia l’affittuario può disporre dei singoli capi, ma deve mantenere nel fondo la dotazione necessaria. Articolo 1643. Rischio della perdita del bestiame. Il rischio della perdita del bestiame è a carico dell’affittuario dal momento in cui questi lo ha ricevuto, se non è stato diversamente pattuito. Articolo 1644. Accrescimenti e frutti del bestiame. L’affittuario fa suoi i parti e gli altri frutti del bestiame, l’accrescimento e ogni altro provento che ne deriva. Il letame però deve essere impiegato esclusivamente nella coltivazione del fondo. Articolo 1645. Riconsegna del bestiame. Nel caso previsto dall’articolo 1642, al termine del contratto l’affittuario deve restituire bestiame corrispondente per specie, numero, sesso, qualità, età e peso a quello ricevuto. Se vi sono differenze di qualità o di quantità contenute nei limiti in cui esse possano ammettersi avuto riguardo ai bisogni della coltivazione del fondo, l’affittuario deve restituire bestiame di uguale valore. Se vi è eccedenza o deficienza nel valore del bestiame ne è fatto conguaglio in danaro tra le parti, secondo il valore al tempo della riconsegna. La disposizione del comma precedente si applica anche se, all’inizio dell’affitto, l’affittuario ha depositato presso il locatore la somma che rappresenta il valore del bestiame. Si applica altresì la disposizione del terzo comma dell’articolo 1640. Sono salve [le disposizioni delle norme corporative e] (*) i patti diversi. (*) Le parole tra parentesi quadre sono da ritenersi abrogate a seguito della soppressione dell’ordinamento corporativo, disposta con R.D.L. 9 agosto 1943, n. 721. Articolo 1646. Rapporti fra gli affittuari uscente e subentrante. L’affittuario uscente deve mettere a disposizione di chi gli subentra nella coltivazione i locali opportuni e gli altri comodi occorrenti per i lavori dell’anno seguente; il nuovo affittuario deve lasciare al precedente i locali opportuni e gli altri comodi occorrenti per il consumo dei foraggi e per le raccolte che restano da fare. Per l’ulteriore determinazione dei rapporti tra l’affittuario uscente e l’affittuario subentrante si osservano [le disposizioni delle norme corporative e, in mancanza] (*), gli usi locali. (*) Le parole tra parentesi quadre sono da ritenersi abrogate a seguito della soppressione dell’ordinamento corporativo, disposta con R.D.L. 9 agosto 1943, n. 721. 3 – Dell’affitto a coltivatore diretto Articolo 1647. Nozione. Quando l’affitto ha per oggetto un fondo che l’affittuario coltiva col lavoro prevalentemente proprio o di persone della sua famiglia, si applicano le norme che seguono, [sempre che il fondo non superi i limiti di estensione che, per singole zone e colture, possono essere determinati dalle norme corporative] (*). (*) Le parole tra parentesi quadre sono da ritenersi abrogate a seguito della soppressione dell’ordinamento corporativo, disposta con R.D.L. 9 agosto 1943, n. 721. Articolo 1648. Casi fortuiti ordinari. Il giudice, con riguardo alle condizioni economiche dell’affittuario, può disporre il pagamento rateale del fitto se per un caso fortuito ordinario, le cui conseguenze l’affittuario ha assunte a suo carico, si verifica la perdita di almeno la metà dei frutti del fondo. Articolo 1649. Subaffitto. Se il locatore consente il subaffitto questo è considerato come locazione diretta tra il locatore e il nuovo affittuario. Articolo 1650. Morte dell’affittuario. (*) (*) Articolo abrogato dall’art. 29, L. 11 febbraio 1971, n. 11 sulla nuova disciplina dell’affitto di fondi rustici. Articolo 1651. Miglioramenti. (*) (*) Articolo abrogato dall’art. 29, L. 11 febbraio 1971, n. 11 sulla nuova disciplina dell’affitto di fondi rustici. Articolo 1652. Anticipazioni dell’affittuario. Qualora l’affittuario non possa provvedere altrimenti, il locatore è tenuto ad anticipargli le sementi e le materie fertilizzanti e antiparassitarie necessarie per la coltivazione del fondo. Il credito del locatore produce interessi in misura corrispondente al saggio legale. Articolo 1653. Sostituzione del locatore all’affittuario. (*) (*) Articolo abrogato dall’art. 29, L. 11 febbraio 1971, n. 11 sulla nuova disciplina dell’affitto di fondi rustici. Articolo 1654. Inderogabilità. Le disposizioni che precedono sono inderogabili.

Art. 10 Approvazione del piano generale – LEGGE 17 agosto 1942, n. 1150 Legge urbanistica.

Art. 10. Approvazione del piano generale.

1. Il piano regolatore generale e’ approvato con decreto del Ministro per i lavori pubblici, sentito il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici.

2. Con lo stesso decreto di approvazione possono essere apportate al piano, su parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici e sentito il Comune, le modifiche che non comportino sostanziali innovazioni, tali cioe’ da mutare le caratteristiche essenziali del piano stesso ed i criteri di impostazione, le modifiche conseguenti all’accoglimento di osservazioni presentate al piano ed accettate con deliberazione del Consiglio comunale, nonche’ quelle che siano riconosciute indispensabili per assicurare: a) il rispetto delle previsioni del piano territoriale di coordinamento a norma dell’articolo 6, secondo comma; b) la razionale e coordinata sistemazione delle opere e degli impianti di interesse dello Stato; c) la tutela del paesaggio e di complessi storici, monumentali, ambientali ed archeologici; d) l’osservanza dei limiti di cui agli articoli 41-quinquies, sesto e ottavo comma e 41-sexies della presente legge.

3. Le modifiche di cui alla lettera c) sono approvate sentito il Ministro per la pubblica istruzione, che puo’ anche dettare prescrizioni particolari per singoli immobili di interesse storico-artistico.

4. Le proposte di modifica, di cui al secondo comma, ad eccezione di quelle riguardanti le osservazioni presentate al piano, sono comunicate al Comune, il quale entro novanta giorni adotta le proprie controdeduzioni con deliberazione del Consiglio comunale che, previa pubblicazione nel primo giorno festivo, e’ trasmessa al Ministero dei lavori pubblici nei successivi quindici giorni.

5. Nelle more di approvazione del piano, le normali misure di salvaguardia di cui alla legge 3 novembre 1952, n. 1902 e successive modificazioni, sono obbligatorie.

6. Il decreto di approvazione del piano e’ pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Regno. Il deposito del piano approvato, presso il Comune, a libera visione del pubblico, e’ fatto nei modi e termini stabiliti dal regolamento.

7. Nessuna proposta di variante al piano approvato puo’ aver corso se non sia intervenuta la preventiva autorizzazione del Ministro per i lavori pubblici che potra’ concederla, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici, in vista di sopravvenute ragioni che determinino la totale o parziale inattuabilita’ del piano medesimo o la convenienza di migliorarlo.

8. Non sono soggette alla preventiva autorizzazione le varianti, anche generali, intese ad adeguare il piano approvato ai limiti e rapporti fissati con i decreti previsti dall’ultimo comma dell’articolo 41-quinquies e dall’articolo 41-septies della presente legge nonche’ le modifiche alle norme di attuazione e le varianti parziali che non incidano sui criteri informatori del piano stesso.

9. La variazione del piano e’ approvata con la stessa procedura stabilita per l’approvazione del piano originario.

Art. 823-828 Codice civile – REGIO DECRETO 16 marzo 1942, n. 262

CAPO II Dei beni appartenenti allo Stato, agli enti pubblici e agli enti ecclesiastici

Art. 823. (Condizione giuridica del demanio pubblico). I beni che fanno parte del demanio pubblico sono inalienabili e non possono formare oggetto di diritti a favore di terzi, se non nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi che li riguardano. Spetta all’autorita’ amministrativa la tutela dei beni che fanno parte del demanio pubblico. Essa ha facolta’ sia di procedere in via amministrativa, sia di valersi dei mezzi ordinari a difesa della proprieta’ e del possesso regolati dal presente codice.

Art. 824. (Beni delle provincie e dei comuni soggetti al regime dei beni demaniali). I beni della specie di quelli indicati dal secondo comma dell’art. 822, se appartengono alle provincie o ai comuni, sono soggetti al regime del demanio pubblico. Allo stesso regime sono soggetti i cimiteri e i mercati comunali.

Art. 825. (Diritti demaniali su beni altrui). Sono parimenti soggetti al regime del demanio pubblico i diritti reali che spettano allo Stato, alle provincie e ai comuni su beni appartenenti ad altri soggetti, quando i diritti stessi sono costituiti per l’utilita’ di alcuno dei beni indicati dagli articoli precedenti o per il conseguimento di fini di pubblico interesse corrispondenti a quelli a cui servono i beni medesimi.

Art. 826. (Patrimonio dello Stato, delle provincie e dei comuni). I beni appartenenti allo Stato, alle provincie e ai comuni, i quali non siano della specie di quelli indicati dagli articoli precedenti, costituiscono il patrimonio dello Stato o, rispettivamente, delle provincie e dei comuni. Fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato le foreste che a norma delle leggi in materia costituiscono il demanio forestale dello Stato, le miniere, le cave e torbiere quando la disponibilita’ ne e’ sottratta al proprietario del fondo, le cose d’interesse storico, archeologico, paletnologico, paleontologico e artistico, da chiunque e in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo, i beni costituenti la dotazione della Corona, le caserme, gli armamenti, gli aeromobili militari e le navi da guerra. Fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato o, rispettivamente, delle provincie e dei comuni, secondo la loro appartenenza, gli edifici destinati a sede di uffici pubblici, con i loro arredi, e gli altri beni destinati a un pubblico servizio.

Art. 827. (Beni immobili vacanti). I beni immobili che non sono in proprieta’ di alcuno spettano al patrimonio dello Stato.

Art. 828. (Condizione giuridica dei beni patrimoniali). I beni che costituiscono il patrimonio dello Stato, delle provincie e dei comuni sono soggetti alle regole particolari che li concernono e, in quanto non e’ diversamente disposto, alle regole del presente codice. I beni che fanno parte del patrimonio indisponibile non possono essere sottratti alla loro destinazione, se non nei modi stabiliti dalle leggi che li riguardano.

Art. 34-42 – DECRETO LEGISLATIVO 24 febbraio 1998, n. 58 – Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, ai sensi degli articoli 8 e 21 della legge 6 febbraio 1996, n. 52. 


Art. 34 (Autorizzazione della societa’ di gestione del risparmio)

1. La Banca d’Italia, sentita la Consob, autorizza le Sgr all’esercizio del servizio di gestione collettiva del risparmio con riferimento sia agli OICVM sia ai FIA, nonche’ all’esercizio del servizio di gestione di portafogli, del servizio di consulenza in materia di investimenti e del servizio di ricezione e trasmissione di ordini, quando ricorrono le seguenti condizioni: a) sia adottata la forma di societa’ per azioni; b) la sede legale e la direzione generale della societa’ siano situate nel territorio della Repubblica; c) il capitale sociale versato sia di ammontare non inferiore a quello determinato in via generale dalla Banca d’Italia; d) i soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo siano idonei, secondo quanto previsto dall’articolo 13;e) i titolari delle partecipazioni indicate all’articolo 15, comma 1, hanno i requisiti e soddisfano i criteri stabiliti ai sensi dell’articolo 14 e non ricorrono le condizioni per il divieto previsto dall’articolo 15, comma 2; f) la struttura del gruppo di cui e’ parte la societa’ non sia tale da pregiudicare l’effettivo esercizio della vigilanza sulla societa’ stessa e siano fornite almeno le informazioni richieste ai sensi dell’articolo 15, comma 5; g) venga presentato, unitamente all’atto costitutivo e allo statuto, un programma concernente l’attivita’ iniziale nonche’ una relazione sulla struttura organizzativa; h) la denominazione sociale contenga le parole “societa’ di gestione del risparmio”.

2. L’autorizzazione e’ negata quando dalla verifica delle condizioni indicate nel comma 1 non risulta garantita la sana e prudente gestione.

3. La Banca d’Italia, sentita la CONSOB, disciplina la procedura di autorizzazione e le ipotesi di decadenza dall’autorizzazione quando la societa’ di gestione del risparmio non abbia iniziato o abbia interrotto lo svolgimento dei servizi autorizzati.

4. La Banca d’Italia, sentita la CONSOB, autorizza le operazioni di fusione o di scissione di societa’ di gestione del risparmio.

Art. 35 (Albo)

1. Le Sgr sono iscritte in un apposito albo tenuto dalla Banca d’Italia distinto in due sezioni per la gestione di OICVM e di FIA. Le societa’ di gestione UE e i GEFIA UE e non UE che hanno effettuato le comunicazioni ai sensi degli articoli 41-bis, 41-ter e 41-quater, sono iscritte in sezioni distinte di un apposito elenco allegato all’albo.

2. La Banca d’Italia comunica alla CONSOB le iscrizioni all’albo di cui al comma 1.

3. I soggetti indicati nel comma 1 indicano negli atti e nella corrispondenza gli estremi dell’iscrizione all’albo.

Art. 35-bis (Costituzione).

1. La Banca d’Italia, sentita la Consob, autorizza la costituzione delle Sicav e delle Sicaf se ricorrono le seguenti condizioni: a) e’ adottata la forma di societa’ per azioni nel rispetto delle disposizioni del presente capo; b) la sede legale e la direzione generale della societa’ sono situate nel territorio della Repubblica; c) il capitale sociale e’ di ammontare non inferiore a quello determinato in via generale dalla Banca d’Italia; d) i soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo siano idonei secondo quanto previsto dall’articolo 13; e) i titolari delle partecipazioni indicate all’articolo 15, comma 1, hanno i requisiti e soddisfano i criteri stabiliti ai sensi dell’articolo 14 e non ricorrono le condizioni per il divieto previsto dall’articolo 15, comma 2; f) per le Sicav lo statuto prevede come oggetto esclusivo l’investimento collettivo del patrimonio raccolto mediante offerta delle proprie azioni; per le Sicaf lo statuto prevede come oggetto esclusivo l’investimento collettivo del patrimonio raccolto mediante offerta delle proprie azioni e degli strumenti finanziari partecipativi indicati nello statuto stesso; g) la struttura del gruppo di cui e’ parte la societa’ non e’ tale da pregiudicare l’effettivo esercizio della vigilanza sulla societa’ e sono fornite almeno le informazioni richieste ai sensi dell’articolo 15, comma 5; h) e’ presentato, unitamente all’atto costitutivo e allo statuto, un programma concernente l’attivita’ iniziale nonche’ una relazione sulla struttura organizzativa.

2. La Banca d’Italia, sentita la Consob, con regolamento: a) disciplina la procedura di autorizzazione prevista dal comma 1 e le ipotesi di decadenza dalla stessa; b) individua la documentazione che i soci fondatori sono tenuti a presentare unitamente alla richiesta di autorizzazione e al contenuto del progetto di atto costitutivo e di statuto.

3. La Banca d’Italia attesta la conformita’ del progetto di atto costitutivo e di statuto alle prescrizioni di legge e di regolamento e, con riferimento alle Sicav e alle Sicaf diverse dai FIA riservati, ai criteri generali dalla stessa predeterminati.

4. I soci fondatori della Sicav o della Sicaf procedono alla costituzione della societa’ ed ad effettuare i versamenti relativi al capitale iniziale sottoscritto entro trenta giorni dalla data di rilascio dell’autorizzazione. Il capitale iniziale deve essere interamente versato.

5. La denominazione sociale della Sicav contiene l’indicazione di societa’ di investimento per azioni a capitale variabile. La denominazione sociale della Sicaf contiene l’indicazione di societa’ di investimento per azioni a capitale fisso. Tali denominazioni risultano in tutti i documenti delle societa’. Alla Sicav e alla Sicaf non si applicano gli articoli 2333, 2334, 2335 e 2336 del codice civile; per le Sicav non sono ammessi i conferimenti in natura.

6. Nel caso di Sicav e Sicaf multicomparto, ciascun comparto costituisce patrimonio autonomo, distinto a tutti gli effetti da quello degli altri comparti. Il patrimonio di una medesima Sicav puo’ essere suddiviso in comparti costituiti esclusivamente da FIA o da OICVM.

Art. 35-ter (Albi).

1. Le Sicav e le Sicaf autorizzate in Italia sono iscritte in appositi albi tenuti dalla Banca d’Italia. L’albo delle Sicav e’ articolato in due sezioni distinte a seconda che le Sicav siano costituite in forma di OICVM o FIA.

2. La Banca d’Italia comunica alla Consob le iscrizioni all’albo di cui al comma 1.

3. I soggetti previsti dal comma 1 indicano negli atti e nella corrispondenza gli estremi dell’iscrizione all’albo.

Art. 35-quater (( (Capitale e azioni della Sicav). )) ((1. Il capitale della Sicav e’ sempre uguale al patrimonio netto detenuto dalla societa’, cosi’ come determinato ai sensi dell’articolo 6, comma 1, lettera c), n. 5). 2. Alla Sicav non si applicano gli articoli da 2438 a 2447-decies del codice civile. 3. Le azioni rappresentative del capitale della Sicav devono essere interamente liberate al momento della loro emissione. 4. Le azioni della Sicav possono essere nominative o al portatore secondo quanto stabilito dallo statuto. Le azioni al portatore attribuiscono un solo voto per ogni socio indipendentemente dal numero di azioni di tale categoria possedute. 5. Lo statuto della Sicav indica le modalita’ di determinazione del valore delle azioni e del prezzo di emissione e di rimborso nonche’ la periodicita’ con cui le azioni possono essere emesse e rimborsate. 6. Lo statuto della Sicav puo’ prevedere: a) limiti all’emissione di azioni nominative; b) particolari vincoli di trasferibilita’ delle azioni nominative; c) l’esistenza di piu’ comparti di investimento per ognuno dei quali puo’ essere emessa una particolare categoria di azioni; in tal caso sono stabiliti i criteri di ripartizione delle spese generali tra i vari comparti; d) la possibilita’ di emettere frazioni di azioni, fermo restando che l’attribuzione e l’esercizio dei diritti sociali sono comunque subordinati al possesso di almeno un’azione, secondo la disciplina del presente capo. 7. Alla Sicav non si applicano gli articoli 2346, comma sesto, 2348, commi secondo e terzo, 2349, 2350, commi secondo e terzo, 2351, 2352, comma terzo, 2353, 2354, comma terzo, numeri 3) e 4), 2355-bis e 2356 del codice civile. 8. La Sicav non puo’ emettere obbligazioni o azioni di risparmio ne’ acquistare o comunque detenere azioni proprie.))

Art. 35-quinquies (( (Capitale e azioni della Sicaf). )) ((1. Alla Sicaf non si applicano gli articoli da 2447-bis a 2447-decies del codice civile. 2. Le azioni della Sicaf possono essere nominative o al portatore secondo quanto stabilito dallo statuto. Le azioni al portatore attribuiscono un solo voto per ogni socio indipendentemente dal numero di azioni di tale categoria possedute. 3. Lo statuto della Sicaf indica le modalita’ di determinazione del valore delle azioni e degli eventuali strumenti finanziari partecipativi emessi. 4. Lo statuto della Sicaf puo’ prevedere: a) limiti all’emissione di azioni nominative; b) particolari vincoli di trasferibilita’ delle azioni nominative; c) l’esistenza di piu’ comparti di investimento per ognuno dei quali puo’ essere emessa una particolare categoria di azioni; in tal caso sono stabiliti i criteri di ripartizione delle spese generali tra i vari comparti; d) la possibilita’ di emettere frazioni di azioni, fermo restando che l’attribuzione e l’esercizio dei diritti sociali sono comunque subordinati al possesso di almeno un’azione, secondo la disciplina del presente capo; e) nel caso di Sicaf riservata e fermo restando quanto previsto dall’articolo 35-bis, comma 4, la possibilita’ di effettuare i versamenti relativi alle azioni sottoscritte in piu’ soluzioni, a seguito dell’impegno dell’azionista a effettuare il versamento a richiesta della Sicaf stessa in base alle esigenze di investimento. 5. Alle Sicaf non si applicano gli articoli 2349, 2350, commi secondo e terzo, e 2353 del codice civile. Alle Sicaf non riservate a investitori professionali e alle categorie di investitori individuate dal regolamento di cui all’articolo 39 non si applica, altresi’, l’articolo 2356 del codice civile. 6. Le Sicaf non possono emettere obbligazioni.))

Art. 35-sexies (( (Assemblea della Sicav). )) ((1. L’assemblea ordinaria e l’assemblea straordinaria in seconda convocazione della Sicav sono regolarmente costituite e possono validamente deliberare qualunque sia la parte del capitale sociale intervenuta. 2. Il voto puo’ essere dato per corrispondenza se cio’ e’ ammesso dallo statuto. In tal caso l’avviso di convocazione deve contenere per esteso la deliberazione proposta. Non si tiene conto del voto in tal modo espresso se la delibera sottoposta a votazione dall’assemblea non e’ conforme a quella contenuta nell’avviso di convocazione, ma le azioni relative sono computate ai fini della regolare costituzione dell’assemblea straordinaria. Con regolamento del Ministro dell’economia e delle finanze, sentite la Banca d’Italia e la Consob, sono stabilite le modalita’ operative per l’esercizio del voto per corrispondenza. 3. L’avviso previsto dall’articolo 2366, comma secondo, del codice civile e’ pubblicato anche con le modalita’ previste dallo statuto per la pubblicazione del valore patrimoniale della societa’ e il valore unitario delle azioni; il termine indicato nello stesso articolo 2366, comma secondo, e’ fissato in trenta giorni.))

Art. 35-septies (( (Modifiche dello statuto). )) ((1. La Banca d’Italia approva le modifiche dello statuto della Sicav e della Sicaf non riservate. 2. Le deliberazioni comportanti modifiche allo statuto della Sicav e della Sicaf non riservate non possono essere iscritte ai sensi e per gli effetti previsti dall’articolo 2436 del codice civile, se non hanno ottenuto l’approvazione nei termini e con le modalita’ previste dal comma 1. La delibera e’ inviata alla Banca d’Italia entro quindici giorni dalla data di svolgimento dell’assemblea; il deposito previsto dall’articolo 2436 del codice civile deve essere effettuato entro quindici giorni dalla data di ricezione del provvedimento di approvazione della Banca d’Italia. Non si applica l’articolo 2376 del codice civile.))

Art. 35-octies (( (Scioglimento e liquidazione volontaria). )) ((1. Alle Sicav non si applica l’articolo 2484, primo comma, numeri 4) e 5), del codice civile. Quando il capitale della Sicav si riduce al di sotto della misura determinata ai sensi dell’articolo 35-bis, comma 1, lettera c), e permane tale per un periodo di sessanta giorni, la societa’ si scioglie. Il termine e’ sospeso qualora sia iniziata una procedura di fusione con altra Sicav o una Sicaf. 2. Per le Sicav e le Sicaf, gli atti per i quali e’ prevista la pubblicita’ dall’articolo 2484, terzo e quarto comma, del codice civile, sono pubblicati anche con le modalita’ previste dallo statuto per la pubblicazione del valore patrimoniale della societa’ e comunicati alla Banca d’Italia nel termine di dieci giorni dall’avvenuta iscrizione nel registro delle imprese. L’emissione ed il rimborso di azioni sono sospesi, nel caso previsto dall’articolo 2484, primo comma, numero 6), del codice civile, dalla data di assunzione della delibera, nei casi previsti dall’articolo 2484 del codice civile e, per le Sicav, dal comma 1 del presente articolo, dal momento dell’assunzione della delibera del consiglio di amministrazione ovvero dal momento dell’iscrizione presso il registro delle imprese del decreto del presidente del tribunale. La delibera del consiglio di amministrazione e’ trasmessa anche alla Consob nel medesimo termine. 3. La nomina, la revoca e la sostituzione dei liquidatori spetta all’assemblea straordinaria. Si applicano l’articolo 2487 del codice civile, ad eccezione del comma 1, lettera c), e l’articolo 97 del testo unico bancario. 4. Alla Banca d’Italia sono preventivamente comunicati il piano di smobilizzo e quello di riparto. I liquidatori provvedono a liquidare l’attivo della societa’ nel rispetto delle disposizioni stabilite dalla Banca d’Italia. 5. Il bilancio di liquidazione e’ sottoposto al giudizio del soggetto incaricato della revisione legale dei conti ed e’ pubblicato sui quotidiani indicati nello statuto. 6. Il depositario procede, su istruzione dei liquidatori, al rimborso delle azioni nella misura prevista dal bilancio finale di liquidazione. 7. Per quanto non previsto dal presente articolo alla Sicav e alla Sicaf si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni del libro V, titolo V, capo VIII, del codice civile.))

Art. 35-novies (( (Trasformazione). )) ((1. Le Sicav che hanno la forma di OICVM non possono trasformarsi in un organismo diverso da un OICVM italiano. Le Sicav che hanno la forma di FIA e le Sicaf non possono trasformarsi in un organismo diverso da un Oicr italiano.))

Art. 35-decies (( (Regole di comportamento e diritto di voto). )) ((1. Le Sgr, le Sicav e le Sicaf che gestiscono i propri patrimoni: a) operano con diligenza, correttezza e trasparenza nel miglior interesse degli Oicr gestiti, dei relativi partecipanti e dell’integrita’ del mercato; b) si organizzano in modo tale da ridurre al minimo il rischio di conflitti di interesse anche tra i patrimoni gestiti e, in situazioni di conflitto, agiscono in modo da assicurare comunque un equo trattamento degli Oicr gestiti; c) adottano misure idonee a salvaguardare i diritti dei partecipanti agli Oicr gestiti e dispongono di adeguate risorse e procedure idonee ad assicurare l’efficiente svolgimento dei servizi; d) assicurano la parita’ di trattamento nei confronti di tutti i partecipanti a uno stesso Oicr gestito nel rispetto delle condizioni stabilite dalla Consob, sentita la Banca d’Italia, in conformita’ al diritto dell’Unione europea. In relazione ai FIA riservati, trattamenti preferenziali nei confronti di uno o piu’ investitori o categorie di investitori sono consentiti nel rispetto della direttiva 2011/61/UE e delle relative disposizioni attuative; e) provvedono, nell’interesse dei partecipanti, all’esercizio dei diritti di voto inerenti agli strumenti finanziari di pertinenza degli Oicr gestiti, salvo diversa disposizione di legge.))

Art. 35-undecies (( (Deroghe per i GEFIA italiani). )) ((1. Per le finalita’ indicate dall’articolo 6, comma 01, la Banca d’Italia e la Consob, nell’ambito delle rispettive competenze, possono esentare i gestori autorizzati che gestiscono FIA italiani riservati il cui valore totale dei beni gestiti non supera 100 milioni di euro ovvero 500 milioni se gli Oicr gestiti non fanno ricorso alla leva finanziaria e non consentono agli investitori di esercitare il diritto di rimborso per 5 anni dopo l’investimento iniziale, dall’applicazione delle disposizioni attuative dell’articolo 6, commi 1, 2 e 2-bis.))

Art. 35-duodecies (( (Valutazione del merito di credito). )) ((1. I gestori, per la valutazione del merito di credito dei beni in cui investono gli Oicr, adottano sistemi e procedure che non prevedono l’affidamento esclusivo o meccanico alle valutazioni emesse da agenzie di rating del credito. 2. Tenendo conto della natura, della portata e della complessita’ delle attivita’ degli Oicr, la Banca d’Italia e la Consob, nell’ambito delle rispettive competenze, verificano l’adeguatezza dei sistemi e delle procedure adottati dai gestori ai sensi del comma 1 e valutano che l’utilizzo, nell’ambito delle politiche di investimento degli Oicr, dei riferimenti ai rating del credito emessi da agenzie di rating del credito, sia effettuato in modo da ridurre l’affidamento esclusivo o meccanico agli stessi.))

Art. 36 (( Fondi comuni di investimento). )) ((1. Il fondo comune di investimento e’ gestito dalla societa’ di gestione del risparmio che lo ha istituito o dalla societa’ di gestione subentrata nella gestione, in conformita’ alla legge e al regolamento. 2. Il rapporto di partecipazione al fondo comune di investimento e’ disciplinato dal regolamento del fondo. La Banca d’Italia, sentita la Consob, determina i criteri generali di redazione del regolamento del fondo diverso dal FIA riservato e il suo contenuto minimo, a integrazione di quanto previsto dall’articolo 39. 3. La Sgr che ha istituito il fondo o la societa’ di gestione che e’ subentrata nella gestione agiscono in modo indipendente e nell’interesse dei partecipanti al fondo,assumendo verso questi ultimi gli obblighi e le responsabilita’ del mandatario. 4. Ciascun fondo comune di investimento, o ciascun comparto di uno stesso fondo, costituisce patrimonio autonomo, distinto a tutti gli effetti dal patrimonio della societa’ di gestione del risparmio e da quello di ciascun partecipante, nonche’ da ogni altro patrimonio gestito dalla medesima societa’; delle obbligazioni contratte per conto del fondo, la Sgr risponde esclusivamente con il patrimonio del fondo medesimo. Su tale patrimonio non sono ammesse azioni dei creditori della societa’ di gestione del risparmio o nell’interesse della stessa, ne’ quelle dei creditori del depositario o del sub depositario o nell’interesse degli stessi. Le azioni dei creditori dei singoli investitori sono ammesse soltanto sulle quote di partecipazione dei medesimi. La societa’ di gestione del risparmio non puo’ in alcun caso utilizzare, nell’interesse proprio o di terzi, i beni di pertinenza dei fondi gestiti. 5. Le quote di partecipazione ai fondi comuni, sono nominative o al portatore, secondo quanto previsto nel regolamento del fondo. La Banca d’Italia puo’ stabilire in via generale, sentita la Consob, le caratteristiche dei certificati e il valore nominale unitario iniziale delle quote, tenendo conto anche dell’esigenza di assicurare la portabilita’ delle quote. ))

Art. 37 (( (Regolamento del fondo). )) ((1. Il regolamento di ciascun fondo comune di investimento definisce le caratteristiche del fondo, ne disciplina il funzionamento, indica il gestore e il depositario, definisce la ripartizione dei compiti tra tali soggetti, regola i rapporti intercorrenti tra tali soggetti e i partecipanti al fondo. 2. Il regolamento stabilisce in particolare: a) la denominazione e la durata del fondo; b) le modalita’ di partecipazione al fondo, i termini e le modalita’ dell’emissione ed estinzione dei certificati e della sottoscrizione e del rimborso delle quote nonche’ le modalita’ di liquidazione del fondo; c) gli organi competenti per la scelta degli investimenti e i criteri di ripartizione degli investimenti medesimi; d) il tipo di beni, di strumenti finanziari e di altri valori in cui e’ possibile investire il patrimonio del fondo; e) i criteri relativi alla determinazione dei proventi e dei risultati della gestione nonche’ le eventuali modalita’ di ripartizione e distribuzione dei medesimi; f) le spese a carico del fondo e quelle a carico della societa’ di gestione del risparmio; g) la misura o i criteri di determinazione delle provvigioni spettanti alla societa’ di gestione del risparmio e degli oneri a carico dei partecipanti; h) le modalita’ di pubblicita’ del valore delle quote di partecipazione; i) se il fondo e’ un fondo feeder. 3. Il regolamento dei fondi chiusi diversi dai FIA riservati prevede che i partecipanti possono riunirsi in assemblea esclusivamente per deliberare sulla sostituzione del gestore. L’assemblea e’ convocata dal consiglio di amministrazione della societa’ di gestione anche su richiesta dei partecipanti che rappresentano almeno il 5 per cento del valore delle quote in circolazione e le deliberazioni sono approvate con il voto favorevole della maggioranza assoluta delle quote degli intervenuti all’assemblea. Il quorum deliberativo non puo’ in ogni caso essere inferiore al 10 per cento del valore di tutte le quote in circolazione. 4. La Banca d’Italia approva il regolamento dei fondi diversi dai FIA riservati e le relative modificazioni, valutandone in particolare la completezza e la compatibilita’ con i criteri generali determinati ai sensi degli articoli 36 e 37. 5. La Banca d’Italia individua le ipotesi in cui, in base all’oggetto dell’investimento, alla categoria di investitori o alle regole di funzionamento del fondo, il regolamento e le sue modificazioni si intendono approvati in via generale. Negli altri casi il regolamento si intende approvato quando la Banca d’Italia non adotta un provvedimento di diniego nel termine dalla medesima preventivamente stabilito. ))

Art. 38 (Sicav e Sicaf che designano un gestore esterno). 1. La Banca d’Italia, sentita la Consob, autorizza la costituzione di Sicav e di Sicaf che designano per la gestione del proprio patrimonio un gestore esterno quando ricorrono le seguenti condizioni: a) e’ adottata la forma di societa’ per azioni nel rispetto delle disposizioni del presente capo; b) la sede legale e la direzione generale della societa’ sono situate nel territorio della Repubblica; c) il capitale sociale e’ di ammontare non inferiore a quello determinato in via generale dalla Banca d’Italia; ((d) i soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo siano idonei secondo quanto previsto dall’articolo 13;)) e) i titolari delle partecipazioni indicate all’articolo 15, comma 1, posseggono i ((e soddisfano i criteri)) di onorabilita’ stabiliti ai sensi dell’articolo 14 e non ricorrono le condizioni per l’adozione del divieto previsto dall’articolo 15, comma 2; f) nello statuto e’ previsto: 1) per le Sicav, come oggetto sociale esclusivo, l’investimento collettivo del patrimonio raccolto mediante offerta al pubblico delle proprie azioni; per le Sicaf, come oggetto sociale esclusivo, l’investimento collettivo del patrimonio raccolto mediante offerta al pubblico delle proprie azioni e degli altri strumenti finanziari partecipativi previsti dallo statuto stesso; 2) l’affidamento della gestione dell’intero patrimonio a un gestore esterno e l’indicazione della societa’ designata; g) la stipula di un accordo tra il gestore, se diverso da una Sgr, e il depositario che assicura a quest’ultimo la disponibilita’ delle informazioni necessarie per lo svolgimento delle proprie funzioni, secondo quanto previsto nell’articolo 41-bis, comma 2-bis. 2. Si applica l’articolo 35-bis, commi 3, 4, 5 e 6.

Art. 39 (( (Struttura degli Oicr italiani). )) ((1. Il Ministro dell’economia e delle finanze, con regolamento adottato sentite la Banca d’Italia e la Consob, determina i criteri generali cui devono uniformarsi gli Oicr italiani con riguardo: a) all’oggetto dell’investimento; b) alle categorie di investitori cui e’ destinata l’offerta delle quote o azioni. c) alla forma aperta o chiusa e alle modalita’ di partecipazione, con particolare riferimento alla frequenza di emissione e rimborso delle quote, all’eventuale ammontare minimo delle sottoscrizioni e alle procedure da seguire; d) all’eventuale durata minima e massima; e) alle condizioni e alle modalita’ con le quali devono essere effettuati gli acquisti o i conferimenti dei beni, sia in fase costitutiva che in fase successiva alla costituzione del fondo. 2. Il regolamento previsto dal comma 1 stabilisce inoltre: a) le categorie di investitori non professionali nei cui confronti e’ possibile commercializzare quote di FIA italiani riservati, secondo le modalita’ previste dall’articolo 43; b) le scritture contabili, il rendiconto e i prospetti periodici che le societa’ di gestione del risparmio redigono, in aggiunta a quanto prescritto per le imprese commerciali, nonche’ gli obblighi di pubblicita’ del rendiconto e dei prospetti periodici; c) le ipotesi nelle quali la societa’ di gestione del risparmio deve chiedere l’ammissione alla negoziazione in un mercato regolamentato delle quote dei fondi; d) i requisiti e i compensi degli esperti indipendenti indicati nell’articolo 6, comma 1, lettera c), numero 5). ))

Art. 40 (( (Autorizzazione e regole di funzionamento delle strutture master-feeder). )) (( 1. La Banca d’Italia autorizza l’investimento dell’Oicr italiano feeder nell’Oicr master, quando ricorrono le seguenti condizioni: a) sussistono accordi, rispettivamente, tra i gestori, i depositari e i revisori legali o le societa’ di revisione legale degli Oicr master e degli Oicr feeder, che consentono la disponibilita’ dei documenti e delle informazioni necessari a svolgere i rispettivi compiti; b) nel caso in cui l’Oicr master e l’Oicr feeder hanno lo stesso gestore, quest’ultimo adotta norme interne di comportamento che assicurano la medesima disponibilita’ di documenti e informazioni di cui alla lettera a); c) l’Oicr master e l’Oicr feeder possiedono le caratteristiche previste dal regolamento di cui al comma 2. 2. La Banca d’Italia, sentita la Consob, disciplina con regolamento: a) la procedura di autorizzazione dell’investimento dell’Oicr feeder nell’Oicr master, nonche’ le informazioni e i documenti da fornire con l’istanza di autorizzazione; b) il contenuto degli accordi e delle norme interne di comportamento di cui al comma 1; c) i requisiti dell’Oicr master e dell’Oicr feeder, nonche’ le regole ad essi applicabili; d) le regole applicabili all’Oicr feeder nel caso di liquidazione, fusione, scissione, sospensione temporanea del riacquisto, del rimborso o della sottoscrizione delle quote dell’Oicr master, nonche’ le regole applicabili all’Oicr feeder e all’Oicr master per coordinare la tempistica del calcolo e della pubblicazione del loro valore patrimoniale netto; e) gli obblighi di comunicazione e lo scambio di informazioni e documenti tra il gestore, il depositario, il revisore legale o la societa’ di revisione legale, rispettivamente dell’Oicr master e dell’Oicr feeder, nonche’ tra tali soggetti e la Banca d’Italia, la Consob e le autorita’ competenti dell’Oicr master e dell’Oicr feeder UE e non UE. 3. Agli Oicr master e agli Oicr feeder si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni delle sezioni I, II, III e V del presente capo. 4. Agli OICVM UE master, che non commercializzano in Italia le proprie quote nei confronti di soggetti diversi dagli Oicr feeder, non si applica l’articolo 42, commi 1, 2, 3 e 4. Ai FIA master UE e non UE si applicano le disposizioni del capo II-ter. 5. Fermo restando quanto previsto nell’articolo 9, il revisore legale o la societa’ di revisione legale incaricati della revisione dell’Oicr feeder indicano nella relativa relazione sulla revisione le irregolarita’ evidenziate nella relazione di revisione dell’Oicr master nonche’ l’impatto delle irregolarita’ riscontrate nell’Oicr feeder. Nel caso in cui gli esercizi sociali dell’Oicr master e dell’Oicr feeder si chiudano in date diverse, il revisore legale o la societa’ di revisione legale incaricati della revisione dell’Oicr master redigono una specifica relazione di revisione con riferimento alla data di chiusura dell’esercizio dell’Oicr feeder. 6. La Banca d’Italia e la Consob, in conformita’ alle disposizioni dell’UE, comunicano al gestore dell’Oicr feeder ovvero all’autorita’ competente dell’OICVM feeder UE i provvedimenti assunti per il mancato rispetto delle disposizioni contenute nel presente capo nei confronti dei soggetti individuati dal presente articolo, nonche’ le informazioni ricevute ai sensi dell’articolo 8, comma 4, relative al gestore dell’Oicr master e all’Oicr master. 7. Le norme del presente articolo non si applicano ai FIA italiani riservati. ))

Art. 40-bis (( (Fusione e scissione di Oicr). )) (( 1. La Banca d’Italia autorizza, dandone comunicazione alla Consob, la fusione o la scissione di Oicr italiani sulla base dei relativi progetti, delle attestazioni di conformita’ rese dai depositari dei fondi coinvolti e dell’informativa ai partecipanti che deve essere idonea a consentire di pervenire ad un fondato giudizio sull’impatto della fusione sull’investimento. La Banca d’Italia puo’ individuare le ipotesi, in base alle caratteristiche degli Oicr oggetto dell’operazione o al contenuto dell’informativa ai partecipanti, in cui l’autorizzazione alla fusione o alla scissione di Oicr e’ rilasciata in via generale. 2. Le Sgr mettono a disposizione dei partecipanti ai fondi e della Banca d’Italia una relazione, redatta dal depositario ovvero da un revisore legale o da una societa’ di revisione legale, che attesta la correttezza dei criteri adottati per la valutazione delle attivita’ e delle passivita’ del fondo, dell’eventuale conguaglio in denaro, del metodo di calcolo e del livello effettivo del rapporto di cambio alla data di riferimento di tale rapporto. 3. Le Sicav e le Sicaf coinvolte in operazioni di fusione o scissione applicano gli articoli contenuti nel libro V, titolo V, capo X, sezioni II e III del codice civile, in quanto compatibili. Il progetto di fusione o quello di scissione, redatti sulla base di quanto richiesto dal regolamento della Banca d’Italia di cui al comma 4, e le eventuali deliberazioni assembleari di modifica dei medesimi progetti sono preventivamente autorizzati dalla Banca d’Italia. In assenza dell’autorizzazione prevista dal comma 1, non e’ possibile dare corso alle iscrizioni nel registro delle imprese. 4. La Banca d’Italia, sentita la Consob, disciplina con regolamento: a) la procedura di autorizzazione e le relative condizioni; b) l’individuazione della data di efficacia dell’operazione e i criteri di imputazione dei costi dell’operazione; c) l’informativa da rendere ai partecipanti; d) le forme ammesse per le fusioni e le scissioni; e) l’oggetto delle attestazioni di conformita’ e della relazione previste dai commi 1 e 2; f) i diritti dei partecipanti. 5. Le norme del presente articolo non si applicano ai FIA italiani riservati. ))

Art. 40-ter (( (Fusione transfrontaliera di OICVM). )) (( 1. Alle fusioni tra OICVM UE e OICVM italiani e a quelle che coinvolgono OICVM italiani le cui quote sono commercializzate in un altro Stato dell’UE ai sensi dell’articolo 41, comma 2, lettera a), si applicano, oltre all’articolo 40-bis, le disposizioni contenute nel presente articolo. 2. Nel caso in cui l’OICVM risultante dalla fusione o incorporante non sia un OICVM italiano, l’autorizzazione alla fusione e’ rilasciata dalla Banca d’Italia, secondo quanto previsto dalle disposizioni dell’Unione europea. 3. Nel caso in cui l’OICVM risultante dalla fusione o incorporante sia un OICVM italiano, la Banca d’Italia puo’ richiedere per tale OICVM la modifica dell’informativa ai partecipanti, secondo quanto previsto dalle disposizioni dell’Unione europea. 4. La Banca d’Italia, sentita la Consob, definisce con regolamento le disposizioni di attuazione del presente articolo, nel rispetto delle disposizioni dell’Unione europea. ))

Art. 41 (( (Operativita’ transfrontaliera delle Sgr). )) ((1. Le Sgr possono operare, anche senza stabilirvi succursali, in uno Stato UE e non UE, in conformita’ al regolamento previsto dal comma 2. 2. La Banca d’Italia, sentita la Consob, stabilisce con regolamento le norme di attuazione delle disposizioni dell’UE concernenti le condizioni e le procedure che le Sgr rispettano per: a) la prestazione negli Stati dell’UE delle attivita’ per le quali sono autorizzate ai sensi della direttiva 2009/65/CE e delle relative disposizioni attuative, ivi inclusa l’istituzione di OICVM; b) l’operativita’ in via transfrontaliera negli Stati UE e non UE, in conformita’ alle previsioni della direttiva 2011/61/UE e delle relative disposizioni attuative, fermo restando quanto previsto nel capo II-ter.)) ((55)) ((3. La Banca d’Italia, nel regolamento previsto dal comma 2, definisce altresi’ le condizioni e le procedure in base alle quali le Sgr sono autorizzate dalla Banca d’Italia, d’intesa con la Consob, per operare in via transfrontaliera negli Stati UE e non UE nei casi esclusi dall’ambito di applicazione delle direttive 2009/65/CE e 2011/61/UE. Ai fini dell’operativita’ delle Sgr in uno Stato non UE e’ necessaria la sussistenza di apposite intese di collaborazione con le competenti autorita’ dello Stato ospitante. 4. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alle Sicav e alle Sicaf che gestiscono i propri patrimoni. ))

Art. 41-bis (Societa’ di gestione UE). 1. Per l’esercizio delle attivita’ per le quali sono autorizzate ai sensi delle disposizioni dell’Unione europea, le societa’ di gestione UE possono stabilire succursali nel territorio della Repubblica. Il primo insediamento e’ preceduto da una comunicazione alla Banca d’Italia e alla Consob da parte dell’autorita’ competente dello Stato di origine. La succursale inizia l’attivita’ decorsi due mesi dalla comunicazione. 2. Salvo quanto previsto dall’articolo 42, le societa’ di gestione UE possono svolgere le attivita’ per le quali sono autorizzate ai sensi delle disposizioni dell’Unione europea nel territorio della Repubblica senza stabilirvi succursali, a condizione che la Banca d’Italia e la Consob siano informate dall’autorita’ competente dello Stato di origine. 3. Le societa’ di gestione UE che intendono gestire un OICVM italiano rispettano le disposizioni previste nel capo II, nonche’ le disposizioni di attuazione dell’articolo 6, comma 1, lettera c). La Banca d’Italia approva il regolamento del fondo ai sensi dell’articolo 37 o autorizza la Sicav a condizione che: a) il fondo o la Sicav rispetti le norme richiamate nel presente comma; b) la societa’ di gestione UE sia autorizzata a gestire nello Stato di origine un OICVM con caratteristiche analoghe a quello oggetto di approvazione; c) la societa’ di gestione UE abbia stipulato con il depositario un accordo che assicura al depositario la disponibilita’ delle informazioni necessarie per lo svolgimento dei propri compiti. 4. Qualora la Banca d’Italia intenda rifiutare l’approvazione del regolamento del fondo o l’autorizzazione della Sicav di cui al comma 3, consulta l’autorita’ competente dello Stato di origine della societa’ di gestione UE. 5. La Banca d’Italia, sentita la Consob, disciplina con regolamento le condizioni e le procedure che le societa’ di gestione UE devono rispettare per svolgere nel territorio della Repubblica le attivita’ richiamate ai commi 1, 2 e 3 mediante stabilimento di succursali o in regime di libera prestazione di servizi, nonche’ il contenuto dell’accordo tra la societa’ di gestione UE e il depositario previsto nel comma 3, lettera c). ((6. Le societa’ di gestione UE che svolgono le attivita’ di cui ai commi 1 e 3 nel territorio della Repubblica, mediante stabilimento di succursali, sono tenute a rispettare le norme di condotta previste all’articolo 35-decies. La Banca d’Italia e la Consob possono chiedere, nell’ambito delle rispettive competenze, alle societa’ di gestione UE la comunicazione di dati e notizie e la trasmissione di atti e documenti con le modalita’ e nei termini dalle stesse stabiliti. La Banca d’Italia e la Consob, nell’ambito delle rispettive competenze, possono chiedere informazioni al personale delle societa’ di gestione UE, anche per il tramite di queste ultime.)) ((73))

Art. 41-ter (GEFIA UE). 1. Fermo restando quanto previsto nel capo II-ter, i GEFIA UE possono svolgere l’attivita’ di gestione collettiva del risparmio per la quale sono autorizzati ai sensi delle disposizioni dell’UE nel territorio della Repubblica in libera prestazione di servizi o mediante stabilimento di succursali, a condizione che la Banca d’Italia sia informata dall’autorita’ competente dello Stato di origine. La Banca d’Italia trasmette tempestivamente copia di tale comunicazione alla Consob. 2. I GEFIA UE che intendono gestire un FIA italiano rispettano le disposizioni previste nel capo II, le disposizioni di attuazione dell’articolo 6, comma 1, lettera c), e le seguenti condizioni: a) sono autorizzati a gestire nello Stato di origine FIA con caratteristiche analoghe a quelli che intendono istituire e gestire in Italia; b) hanno stipulato con il depositario un accordo idoneo ad assicurare a quest’ultimo la disponibilita’ delle informazioni necessarie per lo svolgimento dei propri compiti. 3. La Banca d’Italia, sentita la Consob, disciplina con regolamento il contenuto dell’accordo tra la societa’ di gestione e il depositario previsto dal comma 2, lettera b). ((4. I GEFIA UE che svolgono le attivita’ previste dal comma 1 e dal capo II-ter nel territorio della Repubblica mediante stabilimento di succursali, sono tenute a rispettare le norme di condotta previste dall’articolo 35-decies e dalle relative disposizioni di attuazione e gli obblighi in materia di gestione dei conflitti di interessi adottati in attuazione dell’articolo 6, comma 2, lettera b-bis), numero 6), e comma 2-bis. La Banca d’Italia e la Consob possono chiedere, nell’ambito delle rispettive competenze, ai GEFIA UE la comunicazione di dati e notizie e la trasmissione di atti e documenti con le modalita’ e nei termini dalle stesse stabiliti. La Banca d’Italia e la Consob, nell’ambito delle rispettive competenze, possono chiedere informazioni al personale dei GEFIA UE, anche per il tramite di questi ultimi.)) ((73))

Art. 41-quater (GEFIA non UE). 1. La Banca d’Italia, d’intesa con la Consob, autorizza i GEFIA non UE alla gestione di FIA italiani e FIA UE o alla commercializzazione nel territorio dell’UE dei FIA gestiti, quando l’Italia e’, ai sensi della direttiva 2011/61/UE, lo Stato di riferimento. La Banca d’Italia trasmette tempestivamente alla Consob copia della richiesta di autorizzazione delle suddette societa’. La Banca d’Italia iscrive i GEFIA non UE autorizzati in un’apposita sezione dell’albo previsto dall’articolo 35. La Banca d’Italia comunica alla Consob le avvenute iscrizioni. 2. Ai GEFIA non UE autorizzati in un altro Stato dell’UE che intendono gestire un FIA italiano in libera prestazione di servizi o mediante stabilimento di succursali si applica, in quanto compatibile, l’articolo 41-ter. ((3. I GEFIA non UE che svolgono le attivita’ previste dal comma 1 nel territorio della Repubblica mediante stabilimento di succursali, rispettano le norme di condotta previste dall’articolo 35-decies e dalle relative disposizioni di attuazione e gli obblighi in materia di gestione dei conflitti di interessi adottate in attuazione dell’articolo 6, comma 2, lettera b-bis), numero 6), e comma 2-bis. La Banca d’Italia e la Consob possono chiedere, nell’ambito delle rispettive competenze, alle succursali italiane di GEFIA non UE la comunicazione di dati e notizie e la trasmissione di atti e documenti con le modalita’ e nei termini dalle stesse stabiliti. La Banca d’Italia e la Consob, nell’ambito delle rispettive competenze, possono chiedere informazioni al personale delle succursali italiane di GEFIA non UE, anche per il tramite di queste ultime.)) ((73)) 4. La Banca d’Italia, sentita la Consob, stabilisce con regolamento: a) le condizioni e la procedura per il rilascio dell’autorizzazione di cui al comma 1; b) le norme di attuazione delle disposizioni dell’UE concernenti le condizioni e le procedure che i GEFIA non UE autorizzati in Italia rispettano per operare in via transfrontaliera negli Stati dell’UE in conformita’ alle previsioni della direttiva 2011/61/UE e delle relative disposizioni attuative, fermo restando quanto previsto dal capo II-ter.

Art. 42 (( (Commercializzazione in Italia di quote o di azioni di OICVM UE). )) ((1. La commercializzazione in Italia di quote o di azioni di OICVM UE e’ preceduta da una notifica alla Consob da parte dell’autorita’ dello Stato di origine dell’OICVM, secondo le procedure previste dalle disposizioni dell’UE e nel rispetto delle relative norme di attuazione adottate con regolamento dalla Consob, sentita la Banca d’Italia. Con il medesimo regolamento la Consob determina le modalita’ di esercizio in Italia dei diritti degli investitori, avuto riguardo alle attivita’ concernenti i pagamenti, il riacquisto e il rimborso delle quote. 2. Alle societa’ di gestione UE che intendono offrire in Italia, senza stabilimento di succursali, quote di OICVM dalle stesse gestiti non si applicano le disposizioni dell’articolo 41-bis. 3. La Consob, sentita la Banca d’Italia, con regolamento: a) individua le informazioni da fornire al pubblico nell’ambito della commercializzazione delle quote o delle azioni nel territorio della Repubblica nonche’ le modalita’ con cui tali informazioni devono essere fornite; b) determina le modalita’ con cui devono essere resi pubblici il prezzo di emissione o di vendita, di riacquisto o di rimborso delle quote o delle azioni. 4. La Banca d’Italia e la Consob possono richiedere, nell’ambito delle rispettive competenze, agli emittenti e a coloro che curano la commercializzazione delle quote o delle azioni indicate nel comma 1 la comunicazione, anche periodica, di dati e notizie e la trasmissione di atti e documenti. ))

Art. 14-bis (Fondi istituiti con apporto di beni immobili). LEGGE 25 gennaio 1994, n. 86 – Istituzione e disciplina dei fondi comuni di investimento immobiliare chiusi.

Art. 14-bis (Fondi istituiti con apporto di beni immobili).

1. In alternativa alle modalita’ operative indicate negli articoli 12, 13 e 14, le quote del fondo possono essere sottoscritte, entro un anno dalla sua costituzione, con apporto di beni immobili o di diritti reali su immobili, qualora l’apporto sia costituito per oltre il 51 per cento da beni e diritti apportati esclusivamente dallo Stato, da enti previdenziali pubblici, da regioni, da enti locali e loro consorzi, nonche’ da societa’ interamente possedute, anche indirettamente, dagli stessi soggetti. Alla istituzione del fondo con apporto in natura si applicano l’articolo 12, commi 1, 2, lettere a), d), e), l), m), o), p), r), s-bis), e 6, e l’articolo 14, commi 7 e 8. Si applicano altresi’, in quanto compatibili, le disposizioni dell’articolo 12, commi 4 e 5.

2. Ai fini del presente articolo la societa’ di gestione non deve essere controllata, ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile, neanche indirettamente, da alcuno dei soggetti che procedono all’apporto. Tuttavia, ai fini della presente disposizione, nell’individuazione del soggetto controllante non si tiene conto delle partecipazioni detenute dal Ministero del tesoro. La misura dell’investimento minimo obbligatorio nel fondo di cui all’articolo 13, comma 8, e’ determinata dal Ministro del tesoro nel limite massimo dell’1 per cento dell’ammontare del fondo.

3. Il regolamento del fondo deve prevedere l’obbligo, per i soggetti che effettuano conferimenti in natura, di integrare gli stessi con un apporto in denaro non inferiore al 5 per cento del valore del fondo. Detto obbligo non sussiste qualora partecipino al fondo, esclusivamente con apporti in denaro, anche soggetti diversi da quelli che hanno effettuato apporti in natura ai sensi del comma 1 e sempreche’ il relativo apporto in denaro non sia inferiore al 10 per cento del valore del fondo. La liquidita’ derivata dagli apporti in denaro non puo’ essere utilizzata per l’acquisto di beni immobili o diritti reali immobiliari; fanno eccezione gli acquisti di beni immobili e diritti reali immobiliari strettamente necessari ad integrare i progetti di utilizzo di beni e diritti apportati ai sensi del comma 1 e sempreche’ detti acquisti comportino un investimento non superiore al 30 per cento dell’apporto complessivo in denaro.

4. Gli immobili apportati al fondo ai sensi del comma 1 sono sottoposti alle procedure di stima previste dall’articolo 8 anche al momento dell’apporto; la relazione deve essere redatta e depositata al momento dell’apporto con le modalita’ e le forme indicate nell’articolo 2343 del codice civile e deve contenere i dati e le notizie richieste dai commi 1 e 4 dell’articolo 8.

5. Agli immobili apportati al fondo da soggetti diversi da quelli indicati al comma 1, si applicano le disposizioni di cui all’articolo 14, commi 6 e 6-ter.

6. Con modalita’ analoghe a quelle previste dall’articolo 12, comma 3, la societa’ di gestione procede all’offerta al pubblico delle quote derivate dall’istituzione del fondo ai sensi del comma 1. A tal fine, le quote sono tenute in deposito presso la banca depositaria. L’offerta al pubblico deve essere corredata dalla relazione dei periti di cui al comma 4 e, ove esistente, dal certificato attestante l’avvenuta approvazione dei progetti di utilizzo dei beni e dei diritti da parte della conferenza di servizi di cui al comma 12. L’offerta al pubblico deve concludersi entro diciotto mesi dalla data dell’ultimo apporto in natura e comportare collocamento di quote per un numero non inferiore al 60 per cento del loro numero originario presso investitori diversi dai soggetti conferenti. Il regolamento del fondo prevede le modalita’ di esecuzione del collocamento, il termine per il versamento dei corrispettivi da parte degli acquirenti delle quote, le modalita’ con cui la societa’ di gestione procede alla consegna delle quote agli acquirenti, riconosce i corrispettivi ai soggetti conferenti e restituisce ai medesimi le quote non collocate.

7. Gli interessati all’acquisto delle quote offerte ai sensi del comma 6 sono tenuti a fornire alle societa’ di gestione, su richiesta della medesima, garanzie per il buon esito dell’impegno di sottoscrizione assunto. Le possibili forme di garanzia sono indicate nel regolamento del fondo.

8. Entro sei mesi dalla consegna delle quote agli acquirenti, la societa’ di gestione richiede alla CONSOB l’ammissione dei relativi certificati alla negoziazione in un mercato regolamentato, salvo il caso in cui le quote siano destinate esclusivamente ad investitori istituzionali ai sensi dell’articolo 12, comma 2, lettera a).

9. Qualora, decorso il termine di diciotto mesi dalla data dell’ultimo apporto in natura, risulti collocato un numero di quote inferiore a quello indicato nel comma 6, la societa’ di gestione dichiara il mancato raggiungimento dell’obiettivo minimo di collocamento, dichiara caducate le prenotazioni ricevute per l’acquisto delle quote e delibera la liquidazione del fondo, che viene effettuata da un commissariato nominato dal Ministro del tesoro e operante secondo le direttive impartite da Ministro medesimo, il quale provvedera’ a retrocedere i beni immobili e i diritti reali immobiliari apportati ai soggetti conferenti.

10. Gli apporti al fondo istituiti a norma del comma 1 non danno luogo a redditi imponibili ovvero a perdite deducibili per l’apportante al momento dell’apporto. Le quote ricevute in cambio dell’immobile o del diritto oggetto di apporto mantengono, ai fini delle imposte sui redditi, il medesimo valore fiscalmente riconosciuto anteriormente all’apporto.

11. Per l’insieme degli apporti di cui al comma 1 e delle eventuali successive retrocessioni di cui al comma 9, e’ dovuto in luogo delle ordinarie imposte di registro, ipotecaria e catastale e dell’imposta comunale sull’incremento di valore degli immobili, un’imposta sostitutiva di lire 1 milione che e’ liquidata dall’ufficio del registro a seguito di denuncia del primo apporto in natura e che deve essere presentata dalla societa’ di gestione entro sei mesi dalla data in cui l’apporto stesso e’ stato effettuato.

12. I progetti di utilizzo degli immobili e dei diritti apportati a norma del comma 1 di importo complessivo superiore a 2 miliardi di lire, risultante dalla relazione di cui al comma 4, sono sottoposti all’approvazione della conferenza di servizi di cui all’articolo 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni. Ai sensi dell’articolo 2, comma 12, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, le determinazioni concordate nelle conferenze di servizi sostituiscono a tutti gli effetti i concerti, le intese, i nulla osta e gli assensi comunque denominati. Qualora nelle conferenze non si pervenga alle determinazioni conclusive entro novanta giorni dalla convocazione ovvero non si raggiunga l’unanimita’ anche in conseguenza della mancata partecipazione ovvero della mancata comunicazione entro venti giorni delle valutazioni delle amministrazioni e dei soggetti regolarmente convocati, le relative determinazioni sono assunte ad ogni effetto dal Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri; il suddetto termine puo’ essere prorogato una sola volta per non piu’ di sessanta giorni. I termini stabiliti da altre disposizioni di legge e regolamentari per la formazione degli atti facenti capo alle amministrazioni e soggetti chiamati a determinarsi nelle conferenze di servizi, ove non risultino compatibili con il termine di cui al precedente periodo, possono essere ridotti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per poter consentire di assumere le determinazioni delle conferenze dei servizi nel rispetto del termine stabilito nel periodo precedente. Eventuali carenze, manchevolezze, errori od omissioni della conferenza nel procedimento di approvazione del progetto non sono opponibili alla societa’ di gestione, al fondo, ne’ ai soggetti cui sono stati trasmessi, in tutto ovvero anche solo in parte, i relativi diritti.

13. Il Ministro del tesoro puo’ emettere titoli speciali che prevedono diritti di conversione in quote dei fondi istituiti ai sensi del comma 1. Le modalita’ e le condizioni di tali emissioni sono fissate con decreto dello stesso Ministro. In alternativa alla procedura prevista al comma 6, per le quote di propria pertinenza, il Ministro del tesoro puo’ emettere titoli speciali che prevedano diritti di conversione in quote dei fondi istituiti ai sensi del comma 1. Le modalita’ e le condizioni di tali emissioni sono fissate con decreto dello stesso Ministro.

14. Le somme derivanti dal collocamento dei titoli speciali emessi ai sensi del comma 13 o dalla cessione delle quote del fondi sottoscritte ai sensi del comma 1 con apporti dello Stato o di enti previdenziali pubblici, nonche’ i proventi distribuiti dagli stessi fondi per dette quote, affluiscono agli enti titolari.

15. Gli enti locali territoriali sono autorizzati, fino a concorrenza del valore dei beni conferiti, ad emettere prestiti obbligazionari convertibili in quote dei fondi istituiti ai sensi del comma 1, secondo le modalita’ di cui all’articolo 35 della legge 23 dicembre 1994, n. 724. In alternativa alla procedura prevista al comma 6, per le quote di propria pertinenza, gli enti locali territoriali possono emettere titoli speciali che prevedano diritti di conversione in quote di fondi istituiti o da istituirsi ai sensi del comma 1, secondo le modalita’ di cui all’articolo 35 della predetta legge n. 724 del 1994.

16. Le somme derivanti dal collocamento dei titoli emessi ai sensi del comma 15 o dalla cessione delle quote nonche’ dai proventi distribuiti dai fondi sono destinate al finanziamento degli investimenti secondo le norme previste dal decreto legislativo 25 febbraio 1995, n. 77, nonche’ alla riduzione del debito complessivo.

17. Qualora per l’utilizzazione o la valorizzazione dei beni e dei diritti da conferire ai sensi del comma 1 da parte degli enti locali territoriali sia prevista dal regolamento del fondo l’esecuzione dei lavori su beni immobili di pertinenza del fondo stesso, gli enti locali territoriali conferenti dovranno effettuare anche i conferimenti in denaro necessari nel rispetto dei limiti previsti al comma 1. A tal fine gli enti conferenti sono autorizzati ad emettere prestiti obbligazionari convertibili in quote del fondo fino a concorrenza dell’ammontare sottoscritto in denaro. Le quote del fondo spettanti agli enti locali territoriali a seguito dei conferimenti in denaro saranno tenute in deposito presso la banca depositaria fino alla conversione.

Art. 58 Ricognizione e valorizzazione del patrimonio immobiliare di regioni, comuni ed altri enti locali – DECRETO-LEGGE 25 giugno 2008, n. 112

Art. 58 Ricognizione e valorizzazione del patrimonio immobiliare di regioni, comuni ed altri enti locali

1. Per procedere al riordino, gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare di Regioni, Province, Comuni e altri Enti locali, nonche’ di societa’ o Enti a totale partecipazione dei predetti enti, ciascuno di essi, con delibera dell’organo di Governo individua, redigendo apposito elenco, sulla base e nei limiti della documentazione esistente presso i propri archivi e uffici, i singoli beni immobili ricadenti nel territorio di competenza, non strumentali all’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, suscettibili di valorizzazione ovvero di dismissione. Viene cosi’ redatto il piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari allegato al bilancio di previsione nel quale, previa intesa, sono inseriti immobili di proprieta’ dello Stato individuati dal Ministero dell’economia e delle finanze-Agenzia del demanio tra quelli che insistono nel relativo territorio.

2. L’inserimento degli immobili nel piano ne determina la conseguente classificazione come patrimonio disponibile, fatto salvo il rispetto delle tutele di natura storico-artistica, archeologica, architettonica e paesaggistico-ambientale. Il piano e’ trasmesso agli Enti competenti, i quali si esprimono entro trenta giorni, decorsi i quali, in caso di mancata espressione da parte dei medesimi Enti, la predetta classificazione e’ resa definitiva. La deliberazione del consiglio comunale di approvazione, ovvero di ratifica dell’atto di deliberazione se trattasi di societa’ o Ente a totale partecipazione pubblica, del piano delle alienazioni e valorizzazioni determina le destinazioni d’uso urbanistiche degli immobili. Le Regioni, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, disciplinano l’eventuale equivalenza della deliberazione del consiglio comunale di approvazione quale variante allo strumento urbanistico generale, ai sensi dell’articolo 25 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, anche disciplinando le procedure semplificate per la relativa approvazione. Le Regioni, nell’ambito della predetta normativa approvano procedure di copianificazione per l’eventuale verifica di conformita’ agli strumenti di pianificazione sovraordinata, al fine di concludere il procedimento entro il termine perentorio di 90 giorni dalla deliberazione comunale. Trascorsi i predetti 60 giorni, si applica il comma 2 dell’articolo 25 della legge 28 febbraio 1985, n. 47. Le varianti urbanistiche di cui al presente comma, qualora rientrino nelle previsioni di cui al paragrafo 3 dell’articolo 3 della direttiva 2001/42/CE e al comma 4 dell’articolo 7 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e s.m.i. non sono soggette a valutazione ambientale strategica.

3. Gli elenchi di cui al comma 1, da pubblicare mediante le forme previste per ciascuno di tali enti, hanno effetto dichiarativo della proprieta’, in assenza di precedenti trascrizioni, e producono gli effetti previsti dall’articolo 2644 del codice civile, nonche’ effetti sostitutivi dell’iscrizione del bene in catasto.

4. Gli uffici competenti provvedono, se necessario, alle conseguenti attivita’ di trascrizione, intavolazione e voltura.

5. Contro l’iscrizione del bene negli elenchi di cui al comma 1, e’ ammesso ricorso amministrativo entro sessanta giorni dalla pubblicazione, fermi gli altri rimedi di legge.

6. La procedura prevista dall’articolo 3-bis del decreto-legge 25 settembre 2001 n. 351, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001 n. 410, per la valorizzazione dei beni dello Stato si estende ai beni immobili inclusi negli elenchi di cui al comma 1. In tal caso, la procedura prevista al comma 2 dell’articolo 3-bis del citato decreto-legge n. 351 del 2001 si applica solo per i soggetti diversi dai Comuni e l’iniziativa e’ rimessa all’Ente proprietario dei beni da valorizzare. I bandi previsti dal comma 5 dell’articolo 3-bis del citato decreto-legge n. 351 del 2001 sono predisposti dall’Ente proprietario dei beni da valorizzare.

7. I soggetti di cui al comma 1 possono in ogni caso individuare forme di valorizzazione alternative, nel rispetto dei principi di salvaguardia dell’interesse pubblico e mediante l’utilizzo di strumenti competitivi, anche per quanto attiene alla alienazione degli immobili di cui alla legge 24 dicembre 1993, n. 560.

8. Gli enti proprietari degli immobili inseriti negli elenchi di cui al comma 1 possono conferire i propri beni immobili anche residenziali a fondi comuni di investimento immobiliare ovvero promuoverne la costituzione secondo le disposizioni degli articoli 4 e seguenti del decreto-legge 25 settembre 2001 n. 351, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 410.

9. Ai conferimenti di cui al presente articolo, nonche’ alle dismissioni degli immobili inclusi negli elenchi di cui al comma 1, si applicano le disposizione dei commi 18 e 19 dell’articolo 3 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001 n. 410.

9-bis. In caso di conferimento a fondi di investimento immobiliare dei beni inseriti negli elenchi di cui al comma 1, la destinazione funzionale prevista dal piano delle alienazioni e delle valorizzazioni, se in variante rispetto alle previsioni urbanistiche ed edilizie vigenti ed in itinere, puo’ essere conseguita mediante il procedimento di cui all’articolo 34 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e delle corrispondenti disposizioni previste dalla legislazione regionale. Il procedimento si conclude entro il termine perentorio di 180 giorni dall’apporto o dalla cessione sotto pena di retrocessione del bene all’ente locale. Con la medesima procedura si procede alla regolarizzazione edilizia ed urbanistica degli immobili conferiti.

Art. 33 e 33 bis del DECRETO-LEGGE 6 luglio 2011, n. 98 Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria. Decreto-Legge convertito con modificazioni dalla L. 15 luglio 2011, n. 111

DECRETO-LEGGE 6 luglio 2011, n. 98  Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria.

Art. 33 
 
Disposizioni in materia di valorizzazione del patrimonio immobiliare 
 
  1. Con decreto del Ministro dell'economia e finanze  e'  costituita una societa' di gestione del risparmio avente capitale sociale pari a
2 milioni di euro per l'anno 2012, per l'istituzione di  uno  o  piu' fondi d'investimento al fine di partecipare in  fondi  d'investimento
immobiliari chiusi promossi da regioni, provincie,  comuni  anche  in forma consorziata ai sensi dell'articolo 31 del  decreto  legislativo
18 agosto 2000, n. 267, ed altri enti  pubblici  ovvero  da  societa' interamente partecipate dai predetti enti, al fine di  valorizzare  o
dismettere  il  proprio  patrimonio   immobiliare   disponibile.   La pubblicazione del suddetto decreto fa luogo ad  ogni  adempimento  di
legge.  Il   capitale   e'   detenuto   interamente   dal   Ministero dell'economia e delle finanze. I fondi istituiti  dalla  societa'  di
gestione del risparmio costituita dal Ministro dell'economia e  delle finanze  partecipano  a  quelli  di  cui  al  comma  2  mediante   la
sottoscrizione di quote da questi ultimi offerte su base  competitiva a  investitori  qualificati  al  fine  di  conseguire  la  liquidita'
necessaria per la realizzazione degli interventi di valorizzazione. I fondi istituiti dalla societa' di gestione del  risparmio  costituita
dal Ministro dell'economia e delle  finanze  ai  sensi  del  presente comma  investono  direttamente  al  fine  di  acquisire  immobili  in
locazione passiva  alle  pubbliche  amministrazioni.  Con  successivo decreto del Ministro dell'economia e  delle  finanze  possono  essere
stabilite le modalita' di partecipazione del suddetto fondo  a  fondi titolari di diritti di concessione o d'uso su  beni  indisponibili  e
demaniali, che prevedano la possibilita' di  locare  in  tutto  o  in parte il bene oggetto della concessione. 
  2. Ai fondi comuni di investimento immobiliare promossi da regioni, provincie, comuni anche in forma consorziata ai  sensi  dell'articolo
31 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ed da  altri  enti pubblici ovvero da  societa'  interamente  partecipate  dai  predetti
enti, ai  sensi  del  comma  1  possono  essere  apportati  a  fronte dell'emissione di quote del fondo medesimo, beni immobili  e  diritti
con le procedure dell'articolo 58 del decreto-legge 25  giugno  2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008,  n.
133, nonche' quelli trasferiti ai sensi del  decreto  legislativo  28 maggio 2010, n. 85.  Tali  apporti  devono  avvenire  sulla  base  di
progetti di utilizzo  o  di  valorizzazione  approvati  con  delibera dell'organo di governo dell'ente, previo esperimento di procedure  di
selezione della Societa' di gestione del risparmio tramite  procedure  di evidenza pubblica. Possono presentare proposte  di  valorizzazione
di cui al presente comma i soggetti, anche privati. Nel caso dei beni individuati sulla base di quanto previsto dall'articolo 3,  comma  3,
del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85,  la  domanda  prevista  dal comma 4, dell'articolo 3  del  citato  decreto  legislativo  puo'
essere motivata dal trasferimento dei predetti beni ai fondi  di  cui al presente comma. E' abrogato l'articolo 6 del  decreto  legislativo
28 maggio 2010, n. 85. I soggetti indicati all'articolo  4,  comma  1  del  decreto-legge  25  settembre  2001,  n.  351,  convertito,   con
modificazioni,  dalla  legge  23  novembre  2001,  n.  410,   possono apportare beni ai suddetti fondi. 
  3. L'investimento nel fondo di cui al comma 1, e'  compatibile  con le vigenti disposizioni in materia di attivita'  di  copertura  delle
riserve tecniche delle compagnie di assicurazione di cui  ai  decreti  legislativi 17 marzo 1995, n.  174,  e  17  marzo  1995,  n.  175,  e
successive modificazioni, e ai provvedimenti ISVAP n. 147 e  148  del 1996 e n. 36 del 2011, e successive modificazioni, nei limiti ed alle
condizioni ivi contenuti. Il venti per cento del piano di impiego dei fondi disponibili previsto dall'articolo 65  della  legge  30  aprile
1969, n. 153,  per  gli  enti  pubblici,  di  natura  assicurativa  o previdenziale, per gli anni 2012,  2013  e  2014  e'  destinato  alla
sottoscrizione delle quote dei suddetti fondi. La  Cassa  depositi  e prestiti, secondo le modalita' di cui all'articolo 3, comma 4-bis del
decreto legge 10 febbraio 2009 n.5,  convertito,  con  modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009 n. 33, puo' partecipare ai fondi di cui  al
comma 1. 
  4. La destinazione funzionale dei beni oggetto di  conferimento  ai fondi  di  cui  al  comma  2  puo'  essere  conseguita  mediante   il
procedimento di cui all'articolo 34 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e  delle  corrispondenti  disposizioni  previste  dalla
legislazione regionale. Il procedimento si conclude entro il  termine perentorio di 180 giorni dalla data  della  delibera  con  cui  viene
promossa la costituzione dei fondi di cui al comma 2. Con la medesima procedura si procede alla regolarizzazione  edilizia  ed  urbanistica
degli immobili conferiti. L'apporto ai fondi di cui  al  comma  2  e' sospensivamente  condizionato  all'espletamento  delle  procedure  di
valorizzazione e di regolarizzazione. Fino a quando la valorizzazione dei  beni  trasferiti  al  fondo  non  sia  completata,  i   soggetti
apportanti di cui al comma 1  non  possono  alienare  la  maggioranza delle quote del fondo. 
  5. Per gli immobili sottoposti alle  norme  di  tutela  di  cui  al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante Codice  dei  beni
culturali e del paesaggio, si applicano gli articoli  12  e  112  del citato decreto  legislativo,  nonche'  l'articolo  5,  comma  5,  del
decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85. 
  6. All'articolo 58  del  decreto-legge  25  giugno  2008,  n.  112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6  agosto  2008,  n.  133,
dopo il  comma  9  e'  aggiunto  il  seguente:  "9-bis.  In  caso  di conferimento a fondi di investimento immobiliare  dei  beni  inseriti
negli elenchi di cui al comma 1, la destinazione funzionale  prevista dal piano delle alienazioni e delle valorizzazioni,  se  in  variante
rispetto alle previsioni  urbanistiche  ed  edilizie  vigenti  ed  in itinere, puo' essere  conseguita  mediante  il  procedimento  di  cui
all'articolo 34 del decreto legislativo 18 agosto  2000,  n.  267,  e delle  corrispondenti  disposizioni   previste   dalla   legislazione
regionale. Il procedimento si conclude entro il termine perentorio di 180 giorni dall'apporto o dalla cessione sotto pena di  retrocessione
del bene all'ente locale. Con la medesima procedura si  procede  alla regolarizzazione edilizia ed urbanistica degli immobili conferiti." 
  7. Agli apporti ai fondi effettuati ai sensi del presente  articolo  si applicano le agevolazioni di cui il commi 10  e  11  dell'articolo
14-bis della legge 25 gennaio 1994, n. 86, e gli articoli 1,  3  e  4del  decreto-  legge  25  settembre  2001  n.  351,  convertito,  con
modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410. 
  8. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto la societa' Patrimonio dello Stato s.p.a. e'  sciolta  ed  e'
posta in liquidazione con le modalita' previste dal codice civile.

Art. 33-bis (Strumenti sussidiari per la gestione degli immobili pubblici).

1. Per la valorizzazione, trasformazione, gestione e alienazione del patrimonio immobiliare pubblico di proprieta’ dei Comuni, Province, Citta’ metropolitane, Regioni, Stato e degli Enti vigilati dagli stessi, nonche’ dei diritti reali relativi ai beni immobili, anche demaniali, il Ministero dell’economia e delle finanze – Agenzia del demanio promuove, anche ai sensi del presente decreto, iniziative idonee per la costituzione, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, di societa’, consorzi o fondi immobiliari. Alle societa’ di cui al presente comma si applicano, ai soli fini fiscali, le disposizioni di cui all’articolo 1, commi 131, 134, 137, 138 e 139, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.

2. L’avvio della verifica di fattibilita’ delle iniziative di cui al presente articolo e’ promosso dall’Agenzia del demanio ed e’ preceduto dalle attivita’ di cui al comma 4 dell’art. 3-ter del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351 convertito, con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n. 410. Qualora siano compresi immobili soggetti a vincoli di tutela, per l’acquisizione di pareri e nulla-osta preventivi ovvero orientativi da parte delle Amministrazioni preposte alla tutela, l’Agenzia del demanio procede alla convocazione di una conferenza dei servizi di cui all’articolo 14 bis della legge 7 agosto 1990, n. 241 che si deve esprimere nei termini e con i criteri indicati nel predetto articolo. Conclusa la procedura di individuazione degli immobili di cui al presente comma, i soggetti interessati si pronunciano entro 60 giorni dal ricevimento della proposta. Le risposte positive costituiscono intesa preventiva all’avvio delle iniziative. In caso di mancata espressione entro i termini anzidetti, la proposta deve essere considerata inattuabile.

3. Qualora le iniziative di cui al presente articolo prevedano forme societarie, ad esse partecipano i soggetti apportanti e il Ministero dell’economia e delle finanze – Agenzia del demanio, che aderisce anche nel caso in cui non vi siano inclusi beni di proprieta’ dello Stato in qualita’ di finanziatore e di struttura tecnica di supporto. L’Agenzia del demanio individua, attraverso procedure di evidenza pubblica, gli eventuali soggetti privati partecipanti. La stessa Agenzia, per lo svolgimento delle attivita’ relative all’attuazione del presente articolo, puo’ avvalersi di soggetti specializzati nel settore, individuati tramite procedure ad evidenza pubblica o di altri soggetti pubblici. Lo svolgimento delle attivita’ di cui al presente comma dovra’ avvenire nel limite delle risorse finanziarie disponibili. Le iniziative realizzate in forma societaria sono soggette al controllo della Corte dei Conti sulla gestione finanziaria, con le modalita’ previste dall’articolo 12 della legge 21 marzo 1958, n. 259.

4. I rapporti tra il Ministero dell’economia e delle finanze – Agenzia del demanio e i soggetti partecipanti sono disciplinati dalla legge, e da un atto contenente a pena di nullita’ i diritti e i doveri delle parti, anche per gli aspetti patrimoniali. Tale atto deve contenere, inoltre, la definizione delle modalita’ e dei criteri di eventuale annullamento dell’iniziativa, prevedendo l’attribuzione delle spese sostenute, in quota proporzionale, tra i soggetti partecipanti.

5. Il trasferimento alle societa’ o l’inclusione nelle iniziative concordate ai sensi del presente articolo non modifica il regime giuridico previsto dagli articoli 823 e 829, primo comma, del codice civile, dei beni demaniali trasferiti. Per quanto concerne i diritti reali si applicano le leggi generali e speciali vigenti. Alle iniziative di cui al presente articolo, se costituite in forma di societa’, consorzi o fondi immobiliari si applica la disciplina prevista dal codice civile, ovvero le disposizioni generali sui fondi comuni di investimento immobiliare.

6. L’investimento nelle iniziative avviate ai sensi del presente articolo e’ compatibile con i fondi disponibili di cui all’articolo 2, comma 488, della legge 24 dicembre 2007, n. 244.

7. I commi 1 e 2 dell’articolo 58 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono cosi’ sostituiti: “1. Per procedere al riordino, gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare di Regioni, Province, Comuni e altri Enti locali, nonche’ di societa’ o Enti a totale partecipazione dei predetti enti, ciascuno di essi, con delibera dell’organo di Governo individua, redigendo apposito elenco, sulla base e nei limiti della documentazione esistente presso i propri archivi e uffici, i singoli beni immobili ricadenti nel territorio di competenza, non strumentali all’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, suscettibili di valorizzazione ovvero di dismissione. Viene cosi’ redatto il piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari allegato al bilancio di previsione nel quale, previa intesa, sono inseriti immobili di proprieta’ dello Stato individuati dal Ministero dell’economia e delle finanze-Agenzia del demanio tra quelli che insistono nel relativo territorio. 2. L’inserimento degli immobili nel piano ne determina la conseguente classificazione come patrimonio disponibile, fatto salvo il rispetto delle tutele di natura storico-artistica, archeologica, architettonica e paesaggistico-ambientale. Il piano e’ trasmesso agli Enti competenti, i quali si esprimono entro trenta giorni, decorsi i quali, in caso di mancata espressione da parte dei medesimi Enti, la predetta classificazione e’ resa definitiva. La deliberazione del consiglio comunale di approvazione, ovvero di ratifica dell’atto di deliberazione se trattasi di societa’ o Ente a totale partecipazione pubblica, del piano delle alienazioni e valorizzazioni determina le destinazioni d’uso urbanistiche degli immobili. Le Regioni, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, disciplinano l’eventuale equivalenza della deliberazione del consiglio comunale di approvazione quale variante allo strumento urbanistico generale, ai sensi dell’articolo 25 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, anche disciplinando le procedure semplificate per la relativa approvazione. Le Regioni, nell’ambito della predetta normativa approvano procedure di copianificazione per l’eventuale verifica di conformita’ agli strumenti di pianificazione sovraordinata, al fine di concludere il procedimento entro il termine perentorio di 90 giorni dalla deliberazione comunale. Trascorsi i predetti 60 giorni, si applica il comma 2 dell’articolo 25 della legge 28 febbraio 1985, n. 47. Le varianti urbanistiche di cui al presente comma, qualora rientrino nelle previsioni di cui al paragrafo 3 dell’articolo 3 della direttiva 2001/42/CE e al comma 4 dell’articolo 7 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e s.m.i. non sono soggette a valutazione ambientale strategica”.